DEBUSSY RAMEAU
OPERE VARIE PER TASTIERA
Víkingur PIANOFORTE Ólafsson Deutsche Grammophon CD 483 7701 ★★★★
Sembra concepito per irritare gli iperfilologi del barocco e i talebani del moderno. Ma che c’entra suonare insieme e accostare il pianoforte di Debussy alla tastiera di Rameau? Eppure qualche sentimento se non addirittura qualche idea almeno Debussy doveva nutrire nei confronti di Rameau se gli dedica un Hommage, tra l’altro di sublime concezione musicale. Adorno scrive che non esiste niente di meno autentico che la ricerca dell’autenticità. Ed è vero. Perché una cosa è la conoscenza del passato, dei costumi e delle idee del passato, altra illudersi che sia possibile ricostruirli. Se non altro non potremo mai ricostruire l’orecchio di allora, e dunque questa musica ci suonerà sempre estranea. Il che non vuol dire affatto che bisogna abbandonarsi al capriccio del momento e suonare queste musiche come se fossero state composte adesso. La storia che le ha viste nascere va studiata e conosciuta. E ripensata con la consapevolezza dell’oggi: vale a dire della distanza che ci separa da quel momento. Con il teatro, con la poesia, lo diamo per scontato.
Nessuno rappresenta oggi il teatro elisabettiano con attori solo maschi. O legge Omero preoccupandosi di recuperare l’atmosfera, il clima dei conviti aristocratici in cui si ascoltavano gli aedi. Con la musica si propone l’assurdità di credere di potere suonare esattamente come si suonava allora. Magari accontentandosi di restituirne o di credere di restituirne soltanto il suono con strumenti originali, d’impostare la voce come crediamo che s’impostasse, ma poi trascurando gli equilibri strutturali della composizione, come cosa affatto secondaria, e travolgendo il rapporto testo canto, perché si canta un madrigale come se non ci fosse un testo, ma solo suoni vocalici. E allora, godiamocelo questo cd di Ólafsson. Le proporzioni musicali gli sono chiarissime. E chiarissima la necessità di un fraseggiare fluido, scorrevole, di un tocco che più che colpire i tasti li accarezza, ma senza mai perdere la distinzione e la limpidezza del singolo suono. E non ultimo merito che quando suona Rameau sul pianoforte dimentica il clavicembalo e suona il pianoforte da pianoforte, vale a dire permettendosi tutte le sfumature dinamiche che il pianoforte gli permette.