Classic Voice

PIETRO DE MARTINI

- D.V.

SCHUMANN. L’ULTIMO CAPITOLO EDITORE il Saggiatore PAGINE 256

EURO 25

Più che un saggio sull’ultimo Schumann è una raccolta di parte delle lettere di Schumann, Clara e altri, dalle traduzioni di libri già pubblicati. Citazioni di scritti già pubblicati sono anche le analisi delle opere di Schumann. Nella parte autografa si continua a dar credito alla devozione di Clara. La figura della moglie di Schumann è stata oggi riletta e ristudiata con più attenzione, e sia come moglie, sia, soprattutt­o, come madre, non appare affatto la dolce e tenera donna che la fantasia romantica ha mitizzato (al riguardo, Brigitte FrançoisSa­ppey, Clara Schumann, Genève, 2001). È così pure inesatta la notizia che il Concerto per violino sia oggi pagina trascurata. Bastava consultare il catalogo delle case discografi­che e sfilare i link di YouTube per accorgersi delle numerose e anche pregevoli interpreta­zioni del concerto. L’ostracismo decretatog­li da Brahms, Joachim e soprattutt­o da Clara - la tenera Clara! - fu momentaneo. Già ai primi del Novecento se ne comprese la bellezza. Ma ciò che maggiormen­te disorienta è la bibliograf­ia: è limitata, infatti, quasi solo alle pubblicazi­oni italiane. E anche così, è lacunosa: manca il contributo di Antonio Rostagno, Kreisleria­na di Robert Schumann, Palermo, L’Epos, 2007, manca Eric Sams, I Lieder di Robert Schumann, Asti, analogon, 2010, e Il tema di Clara, Asti, analogon, 2010. Cita Cavaillès (Les huits enfants Schumann), ma nella traduzione italiana (gli otto ragazzi Schumann), sembra però non averne letto le pagine in cui Cavaillès racconta la durezza con cui Clara tratta i suoi figli. L’autore riconosce, del resto, è vero, che “sono molte le parole che ha preso in prestito”, tratto cioè da altri libri. Di

Uwe H. Peters cita giustament­e, in bibliograf­ia, la traduzione italiana del primo libro, dedicato ai “tredici giorni prima del manicomio”. Ma tace del secondo, e più importante, sugli anni, appunto della reclusione a Endenich: Gefangen im Irrenhaus, Köln, 2010. Insomma, un libro che è frutto soprattutt­o di compilazio­ne da altri libri, senza nessuna nuova idea critica. Non se ne sentiva la necessità, nemmeno come semplice divulgazio­ne, perché le lettere e le analisi musicali riprodotte sono citate in modo lacunoso e frammentar­io.

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