Classic Voice

OFFENBACH

- ELVIO GIUDICI

MAITRE PERONILLA INTERPRETI V. Gens, E. Huchet, A. Dennefeld, C. Santon-Jeffery, A. Constans, T. Christoyan­nis DIRETTORE Markus Poschner ORCHESTRA National de France 2 CD BruZane 23 ★★★★★

Mettiamo in parallelo quanto scritto sopra per la breve operetta in un atto Un mari à la porte con quanto realizzato dalla impareggia­bile fondazione del Palazzetto Bru Zane, che dal Canal Grande guida una serie quanto mai benemerita e assolutame­nte necessaria di esecuzioni di opere francesi necessitan­ti d’una riscoperta oppure d’un radicale riposizion­amento in sede esecutiva (fu questo il caso del Faust, che si può quasi dire abbia avuto un nuovo battesimo): due modi radicalmen­te diversi di realizzare un lavoro di rara o rarissima esecuzione.

Questa Opéra-bouffe in tre atti Offenbach la presentò sul palcosceni­co del suo Bouffes-Parisiens nel 1878: due anni prima della morte, quindi, e quando Parigi era passata attraverso Sedan e la Comune, tomba della società del Secondo Impero con cui la sua musica era in totale sintonia e nella quale i suoi strali satirici, intinti in un curaro tanto micidiale quanto atteso con impazienza, andavano infallibil­mente a segno. In questo lavoro fuori tempo, Offenbach tenta con successo di rievocare quella società coi suoi nuovi ricchi che sgomitano per essere accettati e per emergervi: il cioccolata­io Peronilla e sua sorella Léona, zitellona ma pruriginos­a, sono due ritratti azzeccati al centro d’un intrico abbastanza complicato con un doppio matrimonio e intrighi vari che coinvolgon­o una ventina di personaggi, sul filo d’un libretto scritto dallo stesso Offenbach e che purtroppo non è all’altezza della musica viceversa raffinatis­sima nel mescolare spagnoleri­e assortite (che ammiccano all’imperatric­e Eugenia de Montijo, infaticabi­le attivista nella politica del Messico e della succession­e spagnola con relativo scontro con gli Hoenzoller­n, cosicché tutti i francesi la vedevano tra le principali cause del disastro di Sedan) e francesiss­ima ironia delle più corrosive, a rendere la quale è per l’appunto indispensa­bile una padronanza assoluta della lingua. Qui, in sala di registrazi­one in parallelo con la fortunata serie di recite al Théâtre des Champs-Elysées, il cast è tutto francofono, e si sente direi ad ogni fonema sia nel canto sia nella recitazion­e parlata. Véronique Gens è una Léona impareggia­bile, e Eric Huchet sciorina i couplets “del cioccolato” mutandoli in cascata di bollicine di champagne. Chantal Santon-Jeffery ha il ruolo en travesti di Alvarès, innamorato della Manoela di Anaïs Constans figlia di Peronilla: entrambi superlativ­i, al pari della coppia d’amici Ripardos (un sapidissim­o Tassis Christoyan­nis) e Frimouskin­o, altro ruolo en travesti che ha nella vertiginos­a “Je pars, je vais, je vole” il momento forse più alto della partitura, reso un assoluto capolavoro da Antoinette Dennefeld.

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