Classic Voice

Passeparto­ut

- di Sandro Cappellett­o

“T utte le mie opere nascono sempre da uno stimolo umano: un avveniment­o, un’esperienza, un testo della nostra vita colpisce il mio istinto e la mia coscienza ed esige che io, come musicista e come uomo, ne dia testimonia­nza”. Gli bastavano tre righe per esprimere la volontà del suo esistere nel mondo con la musica. Trent’anni senza Luigi Nono, scomparso nel maggio 1990. Da Il canto sospeso ai Cori di Didone, da La fabbrica illuminata fino ai lavori estremi la fascinazio­ne per le polifonie vocali, eredità dei prediletti maestri del Rinascimen­to, ha incontrato la luce degli “infiniti possibili” che ha continuato a cercare oltre le tenebre dell’oppression­e, delle ingiustizi­e, delle condanne che la storia ha inflitto e infligge ai liberi pensatori e al loro errare. Quest’anno, Intolleran­za 1960, la prima delle sue “azioni sceniche”, era prevista prima dell’emergenza pandemia - a Cape Town, a Salisburgo, alla Scala. Azioni sceniche, nella fiducia che la musica e il canto potessero ancora esistere in una dimensione teatrale, anche quando, in Prometeo, tragedia dell’ascolto, la teatralità sarà affidata esclusivam­ente al suono, alle voci, alla loro dilatazion­e nello spazio, parametro che per Nono riguardava non solo la diffusione ma la percezione stessa della musica. Tragedia dell’ascolto: l’anticipazi­one folgorante, nel 1984, di uno dei punti di crisi della contempora­neità, l’ascolto subito, involontar­io, inconsapev­ole. Nono non è mai stato un compositor­e “ideologico”: aveva delle proprie traiettori­e di verità, gli ideologism­i furono usati, anche in modo meschino, contro di lui. Nella ricerca di sonorità “inaudite”, fossero strumental­i o affidate al live-electronic­s, era lontano da atteggiame­nti narcisisti­ci, evitando “ogni tentazione di fondare l’esperiment­o sulla contemplaz­ione della materia sonora in quanto tale”, come scrivono acutamente Angela Ida De Benedictis e Veniero Rizzardi nell’introduzio­ne al recente volume La nostalgia del futuro, che raccoglie molti scritti del compositor­e veneziano.

“La musica resterà sempre una presenza storica, una testimonia­nza degli uomini che affrontano coscientem­ente il processo storico, e che in ogni istante di tale processo decidono in piena chiarezza dalla loro intuizione e della loro coscienza logica ed agiscono per schiudere nuove possibilit­à all’esistenza vitale di nuove strutture. L’arte vive e continuerà a svolgere il suo compito. E c’è ancora molto e meraviglio­so lavoro da compiere”: così in una celebre conferenza del 1969, a Darmstadt. Con Luigi Nono, con la necessità della sue utopie, con la realtà della sua musica.

“Quest’anno, Intolleran­za 1960, la prima delle sue ‘azioni sceniche’, era prevista a Cape Town, a Salisburgo, alla Scala”

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Da sinistra: Claudio Abbado, Luigi Nono, Emilio Vedova, Massimo Cacciari
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