Approfondimenti
Il romanzo di Joyce è una miniera di citazioni musicali. Solo un conoscitore del repertorio colto e popolare può cogliere tutti i riferimenti. E la struttura portante. Ispirata a una sinfonia di Mozart
A caccia delle 731 citazioni musicali dell’Ulisse di Joyce
La Musica: ovvero, si può legittimamente dire, uno dei pilastri nella vita e nella produzione letteraria di James Joyce. E sì, perché la vasta erudizione musicale e l’entusiasmo per il canto di Joyce sono infatti parte integrante della sua personalità: una passione che si percepisce lungo tutto il suo “damned monster-novel”, come lui stesso chiamava il proprio romanzo, con più di duecento riferimenti musicali. Arie d’opera, musica sacra, ballate irlandesi e scozzesi, canzonacce oscene da pub, arie da operetta, jazz, music hall, nursery rhyme… Un lunapark rutilante di musica, che costituisce una variegata chiave d’accesso a un romanzo così ostico e scontroso, questa quanto meno la sua fama, sin da quanto apparve la prima volta quasi un secolo or sono a Parigi, nel 1922. Per chi non abbia una certa attitudine per la musica, l’opera di Joyce può apparire spesso oscura e di difficile comprensione, ma in realtà l’universo che lo scrittore crea nel romanzo emerge con un movimento ritmico che ricorda una gigantesca sinfonia, con almeno 731 allusioni musicali d’ogni genere, utilizzate a volte per enfatizzare certe puntualizzazioni fatte dai protagonisti, a volte come veicolo d’associazione tra vari pensieri, a volte ancora per sottolineare lo stato d’animo e il tono generale di un’intera scena. Già nel 1922 Ezra Pound definì l’Ulysses “a novel in sonata form, that is to say: teme, countertheme, recapitulation, development, finale”. Ad alcuni, però, la definizione appare limitativa, perché la sonata è troppo semplice per racchiudere la moltitudine di tematiche sviluppate nell’opera: l’Ulysses sembra essere concepito, come dicono alcuni, piuttosto per un’intera orchestra. Un romanzo sinfonico, dunque, e la sinfonia è “una sonata per orchestra”, per cui c’è stato chi ha fatto delle ipotesi su quale sinfonia Joyce potesse avere in mente. Sappiamo per certo che Joyce aveva un’innegabile inclinazione per Mozart. E alcuni critici, avventurandosi a questo scopo nello studio delle sue sinfonie, hanno ipotizzato che Joyce potesse avere in mente la Sinfonia in Re maggiore, n. 31, K 297/300a, conosciuta come Pariser Sinfonie, composta nel 1778, all’età di ventidue anni, a mo’ di esordio nel mondo musicale parigino. La sinfonia è orchestrata in tre movimenti: Allegro assai, Andante e Allegro. Il romanzo a sua volta può essere diviso in tre sezioni che corrispondono alle tre parti della forma sonata: esposizione, sviluppo, ripresa. Si potrebbe dire che l’esposizione comprenda gli episodi da “Telemaco” a “Rocce vaganti”, in cui appaiono i personaggi principali e analogamente alla sinfonia di Mozart il passo narrativo è assai vivace. Il secondo movimento della sinfonia mozartiana è indicato con Andante, e nell’Ulysses questa sezione corrisponderebbe agli episodi dalle “Sirene” a “Circe”. Gli ultimi tre episodi comprenderebbero la sezione di ricapitolazione della sonata e il movimento finale della sinfonia, indicato come Allegro. Quanto poi alle allusioni musicali, nell’opera sono citate più di cinquanta ballate irlandesi ispirate a esperienze storiche o d’altro tipo (guerre, battaglie, natura, amore, il bere), che non si limitano però a evocare esclusivamente scenari e atmosfere da pub, in quanto invadono anche la coscienza dei diversi personaggi. Ci sono parti della messa, il Dixit Dominus di Händel, e altra musica religiosa come Le ultime sette parole di Nostro Signore sulla Croce di Saverio Mecadante, e poi l’opera (Mozart, Rossini, Verdi, ecc.), l’operetta (Gilbert e Sullivan), ovvero canzoni tratte dai Minstrel shows, una forma di spettacolo statunitense interpretato da attori bianchi con la faccia dipinta di nero, ovvero revival hymns, inni di fervore religioso, canzoni per bambini, canzoni shakespeariane, canzoni oscene, come Staboo, Stabella... Fa parte di questo sviluppo tematico anche l’uso che Joyce fa della tecnica wagneriana del Leitmotiv (ovvero il tema ricorrente associato a un personaggio, un sentimento, un