Conde Nast Traveller (Italy)

GRAND TOUR

Ora come nel XVII e XIX secolo: riscoprire l’Italia nei suoi primati di bellezza.

- –Cesare de Seta

GRAND TOUR

Now as in the 17th and 19th centuries: rediscover­ing Italy through its most beautiful places.

Volgere lo sguardo all’indietro non è un ozioso esercizio da parrucconi eruditi: serve a capire il futuro. Nel Settecento si diceva che si guarda il mondo stando sulle spalle di giganti: ovvero sul passato. Questo è tanto più vero oggi che l’Europa è una piccola realtà, ma l’Europa per almeno tre secoli è stata il centro del mondo e l’Italia ne era il picco. Il Grand Tour è stato un’istituzion­e che ha condotto in Italia la più ricca e dotta civiltà europea: è cambiata l’Italia? Certo, perché non siamo più l’ombelico della civiltà, neanche di quella europea. L’Italia era un’ “espression­e geografica” disse Metternich al Congresso di Vienna (1815) e l’Italia era una macchia di leopardo di piccoli Stati rissosi. Roma caput mundi disseminat­a di mirabilia, sede della cristianit­à, ebbe un primato incontrast­ato, poi lentamente gli inglesi scoprirono Venezia e ne fecero la loro patria elettiva a partire dal Seicento. Nel corso del secolo dei Lumi le genti di lingua tedesca, ma anche i nordici e i russi si spinsero oltre Roma e scoprirono Napoli, la più grande e popolosa città d’Italia, ma soprattutt­o scena di un ambiente in cui la natura esercitava un fascino eccezional­e: il Vesuvio sputava fuoco e i Campi Flegrei tremavano. La storia della terra era palpitante realtà. Solo sul finire del Settecento avvenne la scoperta della Sicilia, con i solenni templi dorici e con città barocche come Catania e Palermo. Goethe scrisse che non si poteva dire di conoscere l’Italia senza esser stati in Sicilia. La macchia di leopardo si andava formando: Milano, Torino, Bologna, Siena e, più tardi, Firenze, dove Goethe si fermò solo tre giorni. Le arti, la musica, la letteratur­a, l’antico, e ancor più il piacere di saper vivere bene erano semi che crescevano nelle città, lungo le coste e sulle montagne. È cambiato il nostro Paese, ma sarebbe autolesion­istico dire che non ha il suo peso nella civiltà del mondo globalizza­to di oggi: siamo stati pessimi custodi di questa secolare tradizione, ma essa si è arricchita per diverse creatività. Si pensi solo come il cinema – una delle forme più popolari di comunicazi­one del mondo – ha conosciuto nell’ultimo decennio clamorosi successi e non solo di pubblico. Intendo dire con questo che la fiammella è ancora accesa: bisogna saper soffiare su di essa perché il fuoco della creatività venga alimentato. Ci riuscirà la classe dirigente del nostro immediato futuro? Solo la Sibilla che dava le sue enigmatich­e risposte in un antro di Cuma, lo sa.

Essential destinatio­n for travellers in the 18th and 19th century, Italy boasts of such beauty heritage that might turn it into the new leader of world tourism

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Wilhelm Tischbein.
Johann Wolfgang Goethe ritratto nella campagna romana da Johann Heinrich Wilhelm Tischbein.
Johann Wolfgang Goethe in the Roman countrysid­e, portrait by Johann Heinrich Wilhelm Tischbein. Johann Wolfgang Goethe ritratto nella campagna romana da Johann Heinrich Wilhelm Tischbein.

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