TESORI D'ITALIA
TREASURES OF ITALY
Un Gran Tour alla scoperta dell' arte italiana. A Grand Tour discovering Italian Art.
100
capolavori noti e meno noti. well-known and secret Wonders.
Nel corso dei secoli la pittura e la scultura italiane hanno scritto molti dei più alti capitoli della storia dell’arte dell’Occidente disseminando su tutto il territorio del Bel Paese – mai nome fu più azzeccato –, nelle metropoli come nei centri della provincia e nei borghi antichi, opere d’eccezione e capolavori a decine e decine di migliaia. Nessuna nazione può rivaleggiare con questo patrimonio (si pensi oltretutto che per più di un decimo è “disperso” nei musei e nelle collezioni all’estero) che spazia dalla preistoria e dall’arte antica greca, etrusca e romana fino ai giorni nostri. Un capillare, straordinario tessuto di bellezza, di visioni del mondo, di alchimie espressive che rende l’Italia il luogo, come sostiene il critico e studioso Vittorio Sgarbi, “della felicità compiuta, irrinunciabile”. Un tesoro di cui gli italiani sono in gran parte ignari o consci solo superficialmente e del quale sarebbe opportuno farli edotti perché sono le nostre radici ma pure il nostro futuro, il capitale spirituale (e anche economico) su cui rilanciare la nostra ricchezza e la nostra “differenza”. Del resto si tratta di un esercizio né futile né noioso. Dice Sgarbi: “Un’opera rapita (in un museo) rimanda a un’altra che è rimasta dove è necessario andarla a vedere. Un horror vacui di meraviglie provenienti da ogni luogo d’Italia. Il loro variegato insieme è l’Italia”. Da questo gioco di rintracciamenti, che a volte ha a che fare con il mestiere del detective perché i luoghi “detentori” di dipinti e sculture vanno svelati essendo nascosti, sperduti, inaccessibili, con le chiavi delle porte affidate a chissà chi, si capisce “che il futuro dell’Italia è il suo passato. Scavi e scopri e ancora trovi cose che sono poco o niente conosciute”. Purtroppo, come s’è scritto, gli italiani di tale patrimonio sono ignari, anzi peggio, e questo è il parere di un altro brillante critico e comunicatore d’arte qual è Philippe Daverio, “non gliene importa nulla. Hanno la coscienza a posto, una volta gli è stato detto che avevano il più grande patrimonio culturale del mondo e ciò gli è bastato. Prima di generare la sensibilizzazione necessaria, la prima cosa da fare è generare la comunicazione sull’argomento, un’abitudine purtroppo rara di questi tempi”. E qui si inserisce il nostro progetto editoriale pensato anche come contributo per colmare la lacuna evidenziata da Daverio. Un’antologia di 100 capolavori, veri coup de coeur vissuti nel percorrere 16 itinerari in quasi ogni parte del nostro territorio. Artefatti che ci hanno elettrizzato con un fremito d’emozione unico, stordente. Lo stesso che provarono – e nelle pagine seguenti ve lo raccontiamo – Goethe, Stendhal, Ojetti e Brandi di fronte ad altrettante opere per loro somme. A riprova che il linguaggio dell’arte vera si fonda prima di tutto sull’empatia e sull’emozione. E che scoprire il proprio “tesoro” è un’esperienza irresistibile, illuminante!
Italian sculpture and painting wrote most of the highest chapters in the history of Western art, leaving across the whole territory of the Bel Paese – never was a name so well given –, in big cities and ancient villages alike, a plethora of exceptional pieces and tens of thousands of masterpieces. No Country can hope to rival this heritage (moreover, more than a tenth is “scattered” in museums and collections abroad) spacing from the Stone Age to ancient Greek art, from Etruscan to Roman, up to the present. A detailed and extraordinary fabric of beauty, of visions of the world, of expressive alchemies which makes Italy the place, like notorious critic and scholar Vittorio Sgarbi, asserts of “complete and fundamental happiness.” A treasure which is largely ignored or superficially known to Italians, and to which they should be educated because those are not only our roots, but also our future, a spiritual (and economical) capital on which we can reignite our richness and our “diversity”. After all it is a neither futile nor boring exercise. Sgarbi says: “A piece which has been kidnapped (sitting in a museum) sends back to another one, awaiting in the place one must visit to discover it. A horror vacui of marvels from every corner of Italy. Their varied whole is Italy.” From this game of search and found, which sometimes has to do with real detective methods because these places, holders of paintings and sculptures, are hidden, inaccessible, lost, and have to be found thanks to keys held by who knows, it’s understandable that “Italy’s future lays in its past. You just dig and discover, and can still find some unknown objects.” Unfortunately Italians, and this opinion comes from another expert critic and art communicator like Philippe Daverio, “don’t care at all about their artistic heritage. Their conscience is ok, they’ve been told once that they have the world’s greatest cultural heritage and that sufficed. Before generating the necessary awareness, the first thing to do is create the discussion, a habit unfortunately rare nowadays.” And here is where our editorial project comes in, the compendium of 100 masterpieces, real crushes lived in taking the 16 journeys in every part of the Country. Artifacts which electrified us with unique emotions; the same felt – and we will tell you more in the next pages – by Goethe, Stendhal, Ojetti and Brandi while standing in front of unique masterpieces, in proof that the language of art is founded on empathy and emotion. And that discovering your own “treasure” is an irresistible and illuminating experience!