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Con Vittorio Sciosia, uno dei nostri fotografi più valenti, si stavano scegliendo le immagini per un servizio su Cuba quando è arrivata in redazione la notizia che Fidel Castro era morto. Questa volta non era un ballon d’essai della Cia, era proprio vero. D’improvviso quegli scatti hanno cambiato senso e significat­o, da ricordo ed emozione personali sono diventate memoria storica, documento di un vissuto, di un tempo, di un paesaggio umano che ineluttabi­lmente è destinato a mutare. Hanno acquistato lo status di una riflession­e su ciò che resta quando un dittatore scompare, anche se, va detto, la malattia aveva già da un po’ costretto il Líder Máximo a defilarsi dalla scena politica. Guardando le facce così uniche e così belle della gente, i sorrisi tristi e allegri insieme, i colori squillanti delle case e delle squaleggia­nti auto americane che solcano lo sgarruppat­o lungomare dell’Avana, con Sciosia ci veniva da commentare “questa era Cuba”, non più “questa è Cuba”. Usando le parole del grande antropolog­o LéviStraus­s si può dire, ora, che il suo viaggio nella maggiore isola dei Caraibi “s’iscrive simultanea­mente nello spazio, nel tempo e nella gerarchia sociale”: per tale sua importanza abbiamo deciso di trarne un lungo racconto nel quale le tante tessere che compongono il ritratto dell’isla hermosa diventano ciascuna un capitolo visivo pieno di pathos e di malia. La stessa tensione scorre nelle immagini di Hué, l’antica capitale del Vietnam, città proibita degli imperatori Nguyen: qui Sciosia – le immagini sono sempre sue – ha saputo catturare, come con una seconda vista,

 ??  ?? “Cuba cambierà, ma nel bene e nel male, quella che è e che è stata è già leggenda”, Ettore Mocchetti, direttore di
“Cuba cambierà, ma nel bene e nel male, quella che è e che è stata è già leggenda”, Ettore Mocchetti, direttore di

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