Un’isola, un mondo
Cuba è solo 100 chilometri più corta dell’Italia, però la sua superficie è un terzo della nostra. E gli abitanti sono “appena” di 11 milioni. Il suo nome deriva dalla lingua parlata dai Taino, una delle popolazioni indigene, e significa “luogo centrale”. Diego Velázquez, dopo un primo approccio di Cristoforo Colombo, piantò la bandiera spagnola a Baracoa nel 1511. Un evento fausto, sul piano dello sviluppo dell’arte e dell’architettura, meno su quello economico vista la brama di ricchezze dei conquistadores. Lo zucchero si rivelò comunque sin dall’inizio una delle voci più floride dell’economia locale. Il padre della patria e dell’indipendenza fu un poeta e giornalista: José Martí. Poi venne la corrotta dittatura di Fulgencio Batista, sconfitto dai barbudos di Fidel Castro e Che Guevara. Ben presto si sono manifestati i limiti del governo socialista e la messa in mora delle libertà individuali. A essi fa da contraltare la qualità del sistema educativo, che secondo la Banca Mondiale è paragonabile a quello di molti Paesi occidentali (vi è destinato il 13% del Pil, pari a 775 $ pro capite contro il 5% scarso italiano, 1.330 $ pro capite). Imbattibile il suo primato di 7 medici per ogni 1.000 abitanti (3,7 in Italia). I lunghi autobus detti camelos qui sono trainati dai tir. I cattolici sono il 47% della popolazione, ma il culto più diffuso è la santeria. Internet funziona solo negli hotel internazionali, per questo fuori c’è sempre la lunga fila di chi cerca di “rubare” un po’ di connessione. Cuba è una sola nazione ma con due valute, il peso per i locali, e il peso convertibile (CUC) per i turisti.