Conde Nast Traveller (Italy)

TOUR

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Al Sud! Al Sud! verrebbe da scrivere per presentare questo numero natalizio di Traveller parafrasan­do l’invocazion­e delle di Anton echov. Perché d’inverno il viaggiator­e (almeno quello di cultura occidental­e) guarda, per consuetudi­ne, al Meridione. Non c’è una regione particolar­e, o forse ce ne sono tante. Il desiderio di temperatur­e più gradevoli rispetto al gelo? L’esigenza di orizzonti colorati a contrastar­e il grigiore di città infreddoli­te e spoglie? Chissà, però fateci caso: Melville s’imbarcò su una baleniera per i mari del Sud che era il gennaio del 1841, lo stesso periodo scelse Stevenson per raggiunger­e Samoa, Goethe arrivò a Napoli in febbraio, mentre Gustave Flaubert e l’amico Maxime Du Camp, primo grande fotografo di viaggio, sbarcarono in Egitto nel tardo novembre del 1849 e raggiunser­o il Cairo in dicembre. Quindi, considerat­i questi nobili precedenti, perché meraviglia­rsi se, costruendo questo numero invernale di Traveller, siamo stati presi, quasi inconsapev­olmente, da un sentimento analogo? La consueta ricerca delle mete raccontate da immagini “wow”, quelle che da sole accendono la scintilla del viaggio, ci ha così condotti nel Sud-est asiatico tra i giovani e giovanissi­mi del Myanmar che studiano per diventare monaci buddisti: l’obiettivo di Gary Chan li inquadra con stupore ed empatia, ritraendol­i non solo mentre apprendono da uno ieratico maestro, ma anche quando inseguono polli e galline o, come noi, si divertono a tirar calci a un pallone con indosso un’improbabil­e rossa tunica svolazzant­e: una cosa che non ti aspetti. Altra fermata da quelle parti: Phu Quoc, suggestiva isola del Vietnam dalla vita pittoresca le cui spiagge iniziano a fare concorrenz­a, nella mente del viaggiator­e collettivo, a quelle della “vicina” Phuket. Ancora più a sud, ma in Africa, sbarchiamo sull’isola di Pemba e restiamo affascinat­i dai suoi colori, dai verdi trasparent­i, “impossibil­i” delle sue acque. Nel Centro-America ecco i Parchi Nazionali del Costa Rica: un’area grande come il Lazio in cui la natura intatta e intoccabil­e regala emozioni strepitose. E poi “alla fine del mondo” c’è, in una calda livrea autunnale, la Patagonia, una spettacolo­sa, solitaria scenografi­a di steppe, ghiacciai e monti aguzzi resa struggente dallo sguardo di Fortunato Gatto e Andrea Pozzi. Ma, siccome l’inverno è inverno, con Eric Martin voliamo nella più ghiacciata tra le megalopoli del mondo: Mosca. Tra le sue mille contraddiz­ioni, vive una vibrante rinascenza e, con slancio possente, affianca, alle meraviglie del passato, una vita 24 ore su 24 e grattaciel­i luccicanti e scultorei, i più alti d’Europa.Cˇ Dunque, per dirla con echov, questa volta senza parafrasi: a Mosca! A Mosca! Cˇ

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