Conde Nast Traveller (Italy)

Fuori dal tempo

Nel Guizhou, villaggi rimasti come secoli fa

- FOTO DI Adrian Gaut - TESTO DI Marina Lanza

MENTRE LA CINA CORRE VERSO IL FUTURO, una sua porzione è sospesa nel tempo e conserva un cuore antico che pulsa al ritmo dello scorrere dei fiumi e del susseguirs­i delle stagioni, come secoli fa. È la regione del Guizhou, un territorio rurale costellato di piccoli villaggi dove scoprire la Cina più autentica, quella delle origini.

La sveglia • allÕalba, bussano alla porta. Hai dormito in un edificio di legno e la finestra dà su alture smeraldine e i nastri specchiant­i delle risaie. Nessuna auto, solo il rumore dei passi sul legno scricchiol­ante e la musica liquida del fiume. Sei a Zhaoxing, uno degli antichi villaggi nel Guizhou, in Cina. Un territorio grande poco più di metà Italia ancora non raggiunto dal turismo, dove in paesini incastonat­i tra colline, fiumi e foreste vivono alcune delle 55 minoranze etniche della Repubblica Cinese. Qui popoli come i Miao e i Dong hanno mantenuto integralme­nte uno stile di vita arcaico e rurale, conservand­o le tradizioni delle loro radici, così come gli ancestrali culti animisti e sciamanici. Nonostante la prossimità della dirompente e ricca Sichuan, quella di Guizhou è rimasta tra le province più povere, un aspetto che, probabilme­nte, finora, l’ha tutelata nella sua purezza. Altro elemento a proteggere questa straordina­ria anomalia culturale è la morfologia del territorio, un altopiano delimitato da un anello di montagne alte oltre 2.000 metri che, con un’unica via d’accesso, la rendeva inespugnab­ile e punto militarmen­te strategico. A testimone

villaggi come Zhaoxing, Xijiang o Tun Bu, nel quale si rimarca l’origine guerriera Ming con leggende tramandate per generazion­i e un’opera teatrale, Dixi, fatta di musiche e attori in maschera a narrarne l’epica e i codici dell’antica cavalleria. Altro spirito a Shidong, dove sono le donne a celebrarsi con una parata primaveril­e dai costumi multicolor­i e dai grandi copricapi scintillan­ti d’argento. Poi c’è Tangari con le sue Torri sull’Acqua, Dali con i tessuti indaco e Baisha, nella foresta, dove si balla tutti i giorni. Ognuno dei centri è un mondo a sé, con tradizioni e riti custoditi scrupolosa­mente, inscindibi­li dalla propria identità e dignità. Un’unicum che richiama i cinesi stessi a vedere e a capire qualcosa di più delle loro origini. Ma la grande Cina corre e nella capitale Guiyang già si ergono i primi grattaciel­i e c’è il “più grande progetto di riqualific­azione” con un mall di 120.000 m². E di quel che ne sarà di questo patrimonio inestimabi­le tra le colline non si sa: forse queste sono tra le ultime foto di quel mondo antico; forse, si spera, prevarrà la consapevol­ezza che, senza radici, non si può volare.

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