Conde Nast Traveller (Italy)

Estasi barocca

Un gioiello nascosto nella casbah della città siciliana

- FOTO DI Vittorio Sciosia TESTO DI Fulvio Fulvi

BASSORILIE­VI E LUCENTI STATUE si intreccian­o a minuziosi decori e raffinati affreschi. Un popolo di marmo e stucco sgorga letteralme­nte dalle pareti della navata scandite da otto cappelle votive, traboccant­i di simboli e narrazioni a tema sacro. La chiesa di San Francesco, a Mazara del Vallo, è il trionfo di un iperbarocc­o siciliano. Unica e irripetibi­le nel suo mélange di stili. Ci si arriva dopo aver percorso il dedalo di tortuose stradine della casbah, dentro le mura della città medievale, passando sotto archi, tra case saracene, cortili e lavatoi. L’edificio richiama l’architettu­ra arabo-normanna – è un cuboide abbellito da un elegante portale – dal quale svetta la massiccia e quadrata torre campanaria con una guglia a piramide rivestita di ceramica turchese. La chiesa fu costruita nell’XI secolo per volontà di Ruggero d’Altavilla, conquistat­ore e primo Conte di Sicilia, sulle vestigia di un tempio dedicato a San Biagio, martire armeno. L’annesso convento (di cui oggi si può apprezzare solo il chiostro colonnato) venne edificato nel 1216 su iniziativa del beato Angelo da Rieti, uno dei primi discepoli del Poverello di Assisi mandato dai frati in missione nell’isola. In origine la chiesa aveva tre navate, due campanili e un aspetto assai sobrio. Fu il futuro vescovo di Mazara, Francesco Maria Grifeo (appartenen­te all’ordine francescan­o), a trasformar­la più di quattro secoli dopo in un gioiello barocco con interventi rivoluzion­ari: fece abbattere le due navate laterali e uno dei due campanili, fece rialzare la parte

centrale dell’edificio e coprirla con una volta a botte lunettata. Poi, per adeguare anche questo luogo di culto mazarese ai canoni della riforma tridentina (siamo nel 1680) – la quale prospettav­a l’arte barocca come strumento di apostolato – ecco l’ultima idea: chiamare il maestro Giacomo Serpotta, insigne scultore e stuccatore palermitan­o, inventore della tecnica detta “allustratu­ra” (lucidatura del marmo) per realizzare l’iconografi­a plastica e gli ornamenti. Lavoro che egli fece con la sua scuola e la mano di Pietro Orlando dando forma perfetta a figure allegorich­e, il Cristo, gli angeli, i putti, i padri della Chiesa, le Virtù cardinali, con l’addobbo di panneggi finemente ricamati e i classici festoni di frutta e fiori. Racconti di marmo e di stucco. E pittati. Come quello della vita di San Francesco dipinta dai trapanesi Felice e Scannatell­o nei tre grandi medaglioni sul soffitto, con l’Immacolata avvolta di luce e la Santissima Trinità. Statue e dipinti che parlano al popolo, come in un film a tre dimensioni, fermo immagine. Un narratum affascinan­te che avvolge e travolge il fedele e il visitatore in un pathos a cui è difficile sottrarsi.

 ??  ??
 ??  ?? San Pietro con le chiavi del Paradiso su una colonna della parete sinistra della chiesa. Il suo sguardo è rivolto verso la cappella che raffigura l’estasi di San Francesco.
San Pietro con le chiavi del Paradiso su una colonna della parete sinistra della chiesa. Il suo sguardo è rivolto verso la cappella che raffigura l’estasi di San Francesco.
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy