Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Con i soldi destinati ai migranti hanno comprato case e fittato il Kesté
Arrestati dalla Finanza il presidente della onlus «Un’ala di riserva» e la compagna
NAPOLI Con i soldi destinati all’assistenza dei migranti — un milione e 386.000 euro in tre anni — avevano comprato un appartamento a Milano, un altro a Pozzuoli, una società di telefonia e persino 37 biglietti per Napoli-Chelsea del 2012, oltre a prendere in fitto il «Kestè», noto locale di Pozzuoli. Con le accuse di truffa, peculato e frode in pubbliche forniture la Guardia di Finanza ha arrestato ieri Alfonso De Martino, 43 anni, presidente della onlus «Un’ala di riserva» e la compagna coetanea Rosa Carnevale; a quest’ultima il gip Antonio Cairo ha concesso il beneficio dei domiciliari perché ha una bimba di pochi anni. Un appartamento a Milano e uno a Pozzuoli sono stati sequestrati. Altre persone sono indagate, tra cui due funzionari della Regione addetti alla Protezione civile: dirottavano i migranti verso la struttura di De Martino (costruita abusivamente a Giugliano e inadeguata ad accoglierli) in cambio di denaro. A fronte del fiume di denaro con cui avrebbero dovuto alloggiare i migranti e fornire loro tre pasti al giorno, indumenti e generi di prima necessità, la onlus si limitava a elargire loro 120 euro al mese, salvo poi presentare alla Regione false firme dei migranti che attestavano l’avvenuta corresponsione dei servizi. «Un’ala di riserva» è al centro anche di un’altra inchiesta sul servizio civile: in poco più di un anno ha ricevuto quasi un milione da Regione e Protezione civile e, secondo gli inquirenti, «vi sono concreti elementi per ritenere che l’associazione fosse utilizzata da politici locali per scopi clientelari».
L’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli e dai sostituti Raffaello Falcone e Ida Frongillo, paradossalmente è stata avviata in seguito a una denuncia di De Martino. Quando due cittadini somali andarono a chiedergli conto dell’assistenza ricevuta solo sulla carta, li fece arrestare. Gli inquirenti tuttavia, approfondendo il caso, si resero conto che i due erano in realtà le vittime di una truffa odiosa. Avviarono indagini su De Martino e le persone a lui vicine, scoprendo a poco a poco il gigantesco imbroglio. Mentre con i soldi dei migranti investivano in Campania, Lombardia e Montenegro, De Martino e la compagna presentavano alla Regione documenti contraffatti da cui risultava, per esempio, che agli ospiti della loro struttura venivano serviti costosissimi frutti di mare. Dalle indagini, delegate ai militari del I gruppo della Guardia di Finanza, è emerso che gli indagati si appropriavano anche del «pocket money», cioè di piccole somme di denaro (2,50 euro al giorno) con cui gli immigrati avrebbero dovuto comprare sigarette, ricariche telefoniche, libri, giornali e altri articoli per sonali.
Nell’ordinanza di custodia cautelare, il giudice sottolinea la necessità di arrestare De Martino per due motivi: il primo è che ha importanti attività in Montenegro, dove trascorre lunghi periodi di tempo e dove sembra stesse per rifugiarsi. Il secondo motivo, altrettanto preoccupante, è che la sua onlus ha stipulato un altro contratto con la Prefettura di Caserta per ospitare migranti a Castel Volturno. C’è il sospetto, dunque, che anche in quel caso possano essere stati commessi illeciti e dunque bisogna approfondire. Dalle intercettazioni emerge tutta la preoccupazione di De Martino per la piega che stanno prendendo le indagini: denunciando i due somali pensava di avere messo le mani avanti e di avere scansato i guai. Quando però i finanzieri cominciano ad approfondire le sue attività e chiedono conto del suo operato, il presidente della onlus va nel pallone: «Madonna mia... vabbuo’, non parlare». Sentito dagli inquirenti, De Martino ha fatto alcune ammissioni. Ha raccontato in particolare come venne a sapere della possibilità di accogliere migranti a pagamento: a dirglielo fu uno dei due funzionari regionali ora indagati per corruzione. Il funzionario gli dirottava gli ospiti e in cambio chiedeva denaro. «Mi disse che pretendeva la somma pari alla metà degli utili per la gestione dei migranti... Viste le sue insistenze, decisi di riconoscergli non il 50 per cento, ma una somma di circa 3.000 euro al mese in dieci circostanze nell’arco temporale di 12 mesi».
Spese folli Dai verbali emerge anche l’acquisto di 37 biglietti per il match Napoli-Chelsea del 2012 Complicità Indagati per corruzione due funzionari regionali Inviavano profughi in cambio di denaro