Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Nel territorio della Campania costruite 251mila case in dieci anni
L’Ance Salerno: «Più di metà delle abitazioni sono state edificate prima del 1970»
In Campania tra il 2001 ed il 2011 il totale delle abitazioni è cresciuto di 251.049 unità (+11,4%), passando da 2.193.435 a 2.444.484. Si tratta di una media percentuale inferiore di circa 3 punti a quella Italia (+14,3%). Il dato è stato diffuso dal Centro studi Ance Salerno. «Il 53,7% delle abitazioni regionali ha più di 40 anni (risulta costruito prima del 1970); un ulteriore 31% è stato edificato nel ventennio successivo (19711990) ed il 7,4% nel periodo 1991-2000. Tra il 2001 ed il 2011 è stato edificato il restante 7,9%». Meno affitti
«Dal punto di vista del profilo della titolarità dell’abitazione — rileva Ance Salerno — in Campania in dieci anni è rimasta intatta la percentuale riferita alla piena proprietà dell’abitazione (61,9%), mentre è in lieve calo il numero delle famiglie in affitto (dal 27,5% al 24,4%). Si configura, inoltre, un netto abbattimento del tasso di titolarità riferito ad altre modalità: titolo gratuito e prestazioni di servizio (dal 105% al 13,6%)». Il quadro nazionale
Secondo l’Ance Salerno «se si vanno ad analizzare le macro dinamiche, si mettono a fuoco alcuni snodi strategici per comprendere come sia forte il legame delle famiglie con le abitazioni di proprietà nei luoghi di residenza. A livello nazionale le abitazioni occupate da persone residenti sono 24,1 milioni, pari al 77,3% del totale, mentre 7 milioni risultano non occupate o occupate da non residenti (case per vacanza, abitazioni occupate da persone non residenti che vi dimorano ad esempio per motivi di studio, di lavoro, abitazioni vuote)». L’analisi
«I dati evidenziati dal Centro studi Ance - ha dichiarato il presidente di Ance Salerno Antonio Lombardi – confermano una situazione di sostanziale immobilità nell’indispensabile percorso di adeguamento qualitativo del patrimonio abitativo privato e pubblico soprattutto nel Mezzogiorno d’Italia. La maggior parte delle case ha un’età superiore ai 40 anni e un’ulteriore significativa quota risulta edificata tra il 1971 ed il 1990. In questo contesto si spreca, quindi, un’ulteriore occasione di rilancio delle filiera delle costruzioni strettamente legata alla politica del riuso e della rigenerazione urbana. Eppure la strada degli interventi di miglioramento della vivibilità interna e della qualità ambientale delle abitazioni è quella maggiormente praticabile non solo per ottenere significativi risultati sotto il profilo del risparmio energetico, ma anche per avviare una seria strategia di abbassamento dell’impatto ambientale». E ancora: «Preoccupa - continua Lombardi – il trend in ascesa dei residenti in tipologie di alloggio solitamente destinate a presenze transitorie. Il disagio sociale e l’emergenza economica hanno costretto soprattutto al Sud numerose famiglie a vivere in condizioni di fortuna”. “Anche in questo caso - ha concluso Lombardi – è indispensabile prevedere nel più breve tempo possibile misure emergenziali a sostegno delle famiglie il cui reddito ricade nelle fasce di povertà».