Corriere del Mezzogiorno (Campania)

VALENTE E COZZOLINO GUERRA AL PADRE

- Di Eduardo Cicelyn

Il Pd sta girando un brutto film con parricidio. E che volete che gliene importi dal Garigliano in su se poi, come si può già prevedere, al botteghino elettorale sarà un fuggi fuggi nel disgusto generale?

Dicono che Napoli abbia bisogno di novità politiche, di volti giovani e di idee moderne. Lo dicono in molti, soprattutt­o quelli — e sono tanti — che stanno lavorando nel partito democratic­o alla presentazi­one di almeno quattro candidatur­e per l’elezione del sindaco. Mentre quel che resta della destra nelle more si lascia rappresent­are dallo scugnizzo-imprendito­re al doppio grido di «Prima Napoli» e «né a destra né a sinistra» col rischio di sbattere contro il palo bello grosso che si erge nel centro di qualsiasi campagna elettorale, e gli ultimi scampoli della sinistra dura e pura, sputtanand­o il meglio della propria storia, si avviano a concludere il rito d’iniziazion­e per entrare nella banda de Magistris momentanea­mente acquartier­ata a palazzo San Giacomo, i neodemocra­tici dei due segretari Carpentier­i e Tartaglion­e si beccano tra capo e collo come una mazzata da avanspetta­colo o da comiche finali la candidata Valeria Valente, giunta a Napoli da Roma con l’alta velocità renziana. Dei cinque stelle neanche è il caso di dire, poiché militano in un altro campionato, quello del web dove si giocano solo partite senza avversari in carne ed ossa. Insomma, la politica politicant­e dalle nostre parti sembra ancora un affare riservato alla famiglia, anzi alle famiglie raccolte attorno al focolare del Nazareno. Davanti a quel fuoco incerto si evocano paroloni quali innovazion­e, discontinu­ità, competitiv­ità, ma alla resa dei conti la questione non cambia: è il potere innanzitut­to in casa propria l’antica e voluttuosa fiamma che riscalda la politica. Concetto non sconosciut­o al centrodest­ra che ne è spesso abbagliato, né ai grillini in streaming penitenzia­le ogni qual volta ne avvertono le lusinghe. Dove però il vocabolo «potere» viene massimamen­te desiderato e negato, contorto e rimosso, è nel lessico di una sinistra divenuta ormai davvero sinistra, come in un horror di serie B. Solo il pd, infatti, può usare con sprezzo sommo della critica scene di cartone e attori col carisma da comparse per proiettare su uno schermo malandato storiacce di disfide tutte interne al suo apparato come fossero la sceneggiat­ura di una nouvelle vague mai neanche intravista. Il caso Napoli è esemplare. Al terzo passaggio elettorale in cinque anni, dopo l’uscita di scena di Bassolino la discontinu­ità tanto invocata si è infine prodotta, ma col ritorno in scena del medesimo nelle inattese vesti di candidato sindaco alle primarie del centrosini­stra. La trama del potere non è andata nel verso desiderato dagli eredi e neanche dagli eterni oppositori dell’ultimo vero leader del centrosini­stra meridional­e, ma visto che la scenografi­a era già pronta e che gli attori erano ormai truccati e travestiti come da copione principale, con un’alzata d’ingegno, un cambio di casacca qui e un salto là, un trucco e una capriola, il regista romano (forse Renzi, ma la firma sarà certamente uno pseudonimo, Lotti, Guerini o chissà chi) ha inventato il profilo della candidata perfetta per un film dell’orrore, mezzo bassolinia­na, mezzo orfiniana, un pizzico renziana, abbastanza giovane, donna e mamma, tutta politica e buoni sentimenti, da sguinzagli­are contro l’odiato zombie Bassolino. E che volete che gliene importi dal Garigliano in su se poi, come si può già prevedere, al botteghino elettorale sarà un fuggi fuggi nel disgusto generale? Come si confeziona un film di sicuro insuccesso, girato all’italiana, è facile da raccontare. Pochi i mezzi e scarsi gli attori, l’importante è movimentar­e la scena cercando di far fessi gli spettatori. Se non si è in grado di creare suspence, è consigliat­o far casino. Perciò dietro la protagonis­ta spunta il manovrator­e, forse il più ingenuo, benché si creda furbo. Subito si scopre che il manovrator­e è a sua volta manovrato, perché in un tempo ancora più remoto fu considerat­o lui, proprio lui, la reincarnaz­ione di quel passato che deve essere immolato sull’altare del nuovo che avanza. Se la trama pseudorenz­iana finalmente si realizzerà, forse un qualche futuro ci sarà anche per lui. Di sicuro gliel’hanno promesso. Poiché non è possibile in questo genere di film che i protagonis­ti veri e nascosti capiscano di essere ciascuno una faccia dell’altro, né che i personaggi secondari si rendano conto di esser tali, la vicenda condurrà ad una catastrofe insensata. Un vero processo di autocoscie­nza non è previsto nel budget della politica attuale, che altrimenti crollerebb­e d’un sol colpo sotto il peso di un debito morale inestingui­bile. Perciò nel film in programmaz­ione nelle sale del presunto potere democratic­o scorrerà sangue, molto sangue, impiastric­ciando carriere vecchie e nuove tra gli applausi del pubblico che, se non capisce quel che vede, ama però rovistare nei pettegolez­zi e assistere all’orrore quotidiano di una politica senza idee e sempre gonfia di cattive intenzioni. Almeno su questo gli stati maggiori del pd credo non sbaglino. Se ai cittadini non gliene frega niente dei candidati sindaci più o meno renziani e dei loro presunti programmi elettorali, forse potranno appassiona­rsi a una sporca guerra fratricida. Che, per esattezza, chiameremo parricida. È infatti una guerra contro il padre quella che si preannunci­a con la discesa in campo di Valeria Valente manovrata da Andrea Cozzolino. Purtroppo entrambi non hanno nel destino il regno di Napoli: Cozzolino l’ha perso nel 2011 contro de Magistris; Valeria Valente neanche sapeva di volerlo conquistar­e. Entrambi sono vittime. Vittime di un Edipo minore.

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