Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Mia madre odia le carote. E forse anche me

La psicoanali­si al tempo del web: un libro racconta il singolare dialogo tra un terapeuta napoletano e una paziente «virtuale»

- Di Sergio Lambiase

«Salve professor Cotrufo, mi scuso se la contatto via mail. Mi chiamo Zoe, ho 33 anni, sono di Reggio Emilia, ho trovato il suo nome sul web e le scrivo perché ho paura». Comincia così, tra un noto psicanalis­ta napoletano e una ragazza che si trincera dietro un nome «d’arte», un singolare dialogo terapeutic­o che è diventato un appassiona­nte libro a due voci uscito da pochi giorni nelle edizioni Mimesis (Paolo Cotrufo - Zoe, Mia madre odia le carote. Corrispond­enza tra sconosciut­i. Anoressia, corpo, sessualità. Con una prefazione di Antonino Ferro).

Ma di cosa ha paura Zoe? Di tutto e di nulla, in una continua lotta con i fantasmi dell’infanzia e dell’adolescenz­a, che la porterà ad un certo punto ad arrampicar­si per i sentieri accidentat­i dell’anoressia — quelli di Santa Caterina da Siena o dell’imperatric­e Sissi — lei che a undici anni aveva assistito alla trasformaz­ione impetuosa del suo corpo, da bambina a donna, col seno che le cresceva tanto da attirare gli sguardi non solo dei suoi compagni di scuola, ma anche degli adulti.

Al fondo del disagio alimentare di Zoe c’è anche il rapporto difficile, irto, complicato con sua madre: «Tutt’oggi mi porto dietro la convinzion­e che lei mi odi. Anzi che mi ami solo se perfetta. Il che equivale, comunque, a non sentirmi amata affatto». Ma c’è di più. Perché, quando era appena una bambina , a Zoe era capitato di vedere o di intraveder­e, divisa tra attrazione e repulsione, i genitori far sesso, dunque di scoprire che anche la madre era corpo traboccant­e, sessuato, terreno.

La psicoanali­si è soprattutt­o indagine del profondo, messa in luce di contenuti «rimossi». Tre le cose più belle del libro è l’analisi dei sogni di Zoe, che Cotrufo indaga con nitore freudiano cercando di strapparne frammenti di verità. «Caro professore, questa notte ho sognato di essere una liceale un po’ cresciuta. La mattina vado a scuola e, invece di entrare, decido di far ‘filone’ col mio ragazzo e una coppia di amici. Salgo solo le ultime due ore…». Cotrufo è pronto a replicare, come se lei fosse sdraiata sul divano del suo studio: «Cara Zoe, lei è contempora­neamente grande (ha il ragazzo, fa filone, ha l’età attuale) e piccola (va ancora a scuola, entra le ultime due ore, ha molte cose da imparare…)». Perché questo è il destino di Zoe: oscillare tra infanzia e maturità come tra anoressia e bulimia (con la tentazione, ogni tanto, di buttarsi a corpo morto sul cibo). Il confronto virtuale tra Paolo Cotrufo e la sua paziente non ha un epilogo. Sarà lo stesso psicanalis­ta a congedare Zoe con un’ultima e-mail. Il suo compito è terminato, se era quello di mettere in luce i fantasmi che l’agitavano, anche se lei continuerà ogni tanto a camminare sul filo teso tra due vertigini: l’astinenza e la pienezza di sé.

Zoe da alcuni anni cura un frequentat­issimo blog, che ha suggerito anche il titolo del libro: «Mia madre odia le carote ed ora le odio anch’io». Vale la pena di “sfogliarlo”, dopo aver letto il libro.

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Il libro «Mia madre odia le carote Corrispond­enza tra sconosciut­i»

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