Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«Ecco come volevo uccidere Carla»
Il compagno in carcere: «Pensavo di investirla. Poi mi chiesi se fosse meglio usare la vernice o l’alcol»
Paolo Pietropaolo prima di gettare addosso a Carla Caiazzo dell’alcol e darle fuoco si era chiesto se fosse stato preferibile usare della vernice, ma poi aveva pensato di no, la vernice è meno infiammabile. Per lui l’accusa è omicidio premeditato. La ragazza lotta tra la vita e la morte al Cardarelli. Ieri sera a Pozzuoli, luogo della tragedia, fiaccolata per Carla.
NAPOLI Avevano ottenuto una figlia con la fecondazione assistita, ma nel frattempo Carla aveva intrecciato una relazione con un altro. Questo — ha spiegato Paolo Pietropaolo al pm di Cassino — lunedì mattina gli ha fatto perdere il lume della ragione e lo ha spinto a dare fuoco a Carla Ilenia Caiazzo. Rispondendo alle domande del sostituto Roberto Bulgarini e assistito dall’avvocato Gennaro Razzino, Pietropaolo ha reso piena confessione. Non solo: ha anche spiegato che, «deluso dalla vita» e accecato dalla rabbia, già in precedenza aveva pensato di fare del male alla sua ex compagna: in particolare una volta che lei attraversava la strada sulle strisce e lui era in auto, a pochi metri. Anche prima di gettarle addosso dell’alcol e di darle fuoco si era chiesto se fosse preferibile usare della vernice, ma poi aveva pensato che no, la vernice è meno infiammabile. Anche alla luce di queste dichiarazioni, la Procura di Cassino, che dopo l’udienza preliminare invierà gli atti a Napoli, contesta a Pietropaolo il tentativo di omicidio aggravato dalla premeditazione. L’aggressore, che aveva fatto uso di droghe, nel corso dell’interrogatorio è apparso non lucido e fortemente stressato. E ha spiegato che l’incidente stradale di Formia, in seguito al quale è stato arrestato dai carabinieri, non è avvenuto per caso o per l’agitazione: «Quando ho capito che cosa avevo fatto, mi sono imbottito di psicofarmaci e ho cercato di ammazzarmi».
Pietropaolo ha avuto parole di compassione nei confronti della ex compagna: «È giusto che io paghi per il dolore che ho fatto provare a Carla». Non ha parlato, invece, della bambina, la piccola Giulia Pia fatta nascere d’urgenza dopo il ricovero della madre al Cardarelli. Solo, parlando degli otto mesi di gravidanza, quando già Carla gli aveva rivelato di amare un altro, ha detto: «Quella bambina non la sentivo mia». Una volta tornati gli atti a Napoli, la difesa potrebbe chiedere una perizia psichiatrica.
A Napoli il fascicolo è dei pm Raffaello Falcone e Clelia Mancuso, con il coordinamento dell’aggiunto Luigi Frunzio. Ieri gli inquirenti hanno disposto esami tossicologici per accertare se fosse effettivamente sotto l’effetto di psicofarmaci o di droghe. La dinamica dell’orribile agguato è stata chiarita in ogni dettaglio anche grazie alla testimonianza di Gennaro Tassieri, l’uomo ha cercato di difendere Carla dalla furia del- l’ex compagno e che poi, con la pompa, le ha versato addosso acqua spegnendo le fiamme. «Ho visto che lui la riempiva di pugni. Sono intervenuto per cercare di salvarla e l’ho spinto verso un muro. Carla mi ringraziava: “Ci hai salvati”, mi diceva, riferendosi al fatto che aspettava un figlio. Poi però lui è andato a prendere una bottiglia dalla macchina, dall’odore ho capito che era alcol. Ho cercato di prenderla ma non ci sono riuscito e poi ho visto lei tra le fiamme».
La confessione «Prima dell’alcol pensai di usare la vernice» Si ipotizza la richiesta di perizia psichiatrica