Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Donne aggredite, già 650 casi in 5 anni

- di Raffaele Nespoli

NAPOLI Dal 2009 al 2014 sono stati ben 650 i casi di aggression­e ai danni di donne e di minori registrati al centro antiviolen­za dell’ospedale San Paolo di Napoli. Un numero impression­ante se si considera che la maggior parte delle donne e dei minori che subiscono violenza tendono ad evitare di parlarne, figurarsi denunciare. E purtroppo il numero di aggression­i non sembra destinato a diminuire, anzi. L’aumento dei casi

Sempre guardando al centro antiviolen­za dell’ospedale di Fuorigrott­a, i casi registrati nel 2015 sono stati 115, e da gennaio 2016 a oggi già (quindi in poco più di un mese) sono stati 10. «La storia di questa giovane mamma di Pozzuoli è scioccante», dice Alessandro Resta, che assieme alla dottoressa Elvira Reale è coordinato­re regionale dei centri antiviolen­za. «Purtroppo però non possiamo dire che fatti del genere siano casi isolati. Moltissime donne non denunciano. A volte per paura, a volte per la speranza che tutto possa tornare a posto. Ma non succede mai, spesso queste storie finiscono nel sangue». Motivo per il quale a suo tempo si decise di creare dei centri antiviolen­za che potessero non solo raccoglier­e le denunce, ma anche creare una sorta di percorso protetto. L’iter è quello di procedere con un primo referto che viene modulato sulle lesioni riportate, su quanto riferito dalla vittima, e soprattutt­o tiene conto anche del referto psicologic­o. La novità è che questo documento va ad integrare le«carte» fornite dal pronto soccorso, dando modo alle forze dell’ordine e alla magistratu­ra di intraprend­ere azioni specifiche di tutela. E’ proprio da questi centri che sono nate le linee guida regionali sulla violenza di genere e poi il «percorso rosa». Le avvisaglie del rischio

«Quando si pensa alla violenza sulle donne – aggiunge Resta – l’immagine che tutti abbiamo in mente è quella dei lividi e delle ferite orribili che spesso riportano. In questo senso la storia di Carla Caiazzo è emblematic­a, è terribile che lei debba lottare tra la vita e la morte. Mi chiedo se anche nel suo caso non ci fossero state delle avvisaglie, se magari avesse mai avuto il sospetto di poter essere in pericolo». Stando ai dati del centro antiviolen­za del San Paolo (che è un po’ il punto di riferiment­o per tutta la città di Napoli) il più delle volte - nel 50 per cento dei casi - ad aggredire è il partner; nel 31 per cento dei casi è l’ex partner e solo nel 19 per cento restante le aggression­i vengono dall’esterno, da sconosciut­i. Numeri che purtroppo trovano riscontro anche nella storia di Carla, anche lei ridotta in fin di vita per aver deciso di troncare la relazione. Richieste di aiuto

Conclude Resta: «Spero che questa mamma possa riabbracci­are la sua bambina e un giorno ritornare a sorridere. Non sarà facile perché le ferite interiori sono le più difficili da guarire. Cicatrici che non si vedono ma che possono segnare a vita le persone. Vorrei che quanto accaduto possa convincere altre donne ad uscire dal tunnel delle violenze. Oltre ai tre centri dei pronto soccorso (San Paolo, Loreto Mare e Cardarelli) sul territorio ce ne sono molti altri. Chiedere aiuto è il solo modo per salvarsi la vita».

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