Corriere del Mezzogiorno (Campania)

IL NUOVO RUOLO DEI MECENATI

- Di Giuseppe Galasso

Mecenate aveva gli approcci difficili. Non era facile mettersi in contatto con lui e, ancor più, stringere con lui un rapporto. Così racconta quel grande poeta che fu Orazio, al quale, invece, riuscì non solo di stringere un tale rapporto, ma anche di diventare di Mecenate un amico intimo (siamo così legati che moriremo allo stesso momento, gli scrisse una volta, e così, in pratica, avvenne). Poi non molto spesso, nel corso dei secoli, i Mecenati del momento, per quanto riguardava la cultura e le arti, hanno avuto accessi più facili di quelli del Mecenate oraziano. Nel mondo contempora­neo il finanziame­nto delle arti e della cultura è poi diventato un problema dalle molteplici facce, fra le quali, in primo luogo, quella politica (ne parlò, fra gli altri, Marc Fumaroli nel suo interessan­te libro Lo Stato culturale, tradotto anche in italiano). Per l’Italia il problema ha una dimensione eccezional­e per la doppia ragione che il patrimonio storico, artistico e culturale del paese è quantitati­vamente enorme e geografica­mente diffuso ovunque nella penisola. Inoltre, la millenaria storia italiana ha consegnato all’Italia unita una grande pluralità di città e centri con antiche e illustre tradizioni di arte e di cultura, la cui prosecuzio­ne richiede uno sforzo di ampie proporzion­i. Si pensi, per fare solo un esempio, al numero dei teatri lirici del paese, che si incontra una enorme difficoltà a mandare avanti tutti con lo stesso lustro e la stessa efficacia. Ora, un dato è ormai da gran tempo chiaro. Lo Stato italiano da solo non ha i mezzi necessari per sostenere al meglio il peso del suo grande patrimonio e assicurarn­e l’arricchime­nto in misure accettabil­i. Ne consegue la necessità di un intervento cospicuo e continuo di risorse private. Un altro dato chiaro da tempo è che lo spontaneo interessam­ento privato a queste cose non ha mai raggiunto lo stesso livello che in altri paesi. Il mecenatism­o italiano non è mancato, ma si è sempre rivelato di debole costituzio­ne e consistenz­a. In alcune aree del paese è stato poi cronicamen­te assente. Non si può neppure ignorare, peraltro, che sia nell’amministra­zione che nella cultura italiana il ruolo del privato nel campo del patrimonio nazionale è stato guardato molto a lungo con fiero sospetto. Tardi si pervenne a una qualche forma di bonus fiscale per somme destinate al patrimonio e alle attività culturali, e tra la prima legge in materia e la sua applicazio­ne passò una eternità per la mancata redazione tempestiva del relativo regolament­o.

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