Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Via Chiatamone resta chiusa al traffico Auto e moto dirottate su via Caracciolo

Rischio smottament­o del costone tufaceo del Monte Echia. Partono gli interventi di messa in sicurezza

- A. P. M. @annapaolam­erone

NAPOLI Via Chiatamone, almeno per il momento, resta chiusa per metà. E il Lungomare resta aperto.

Le auto provenient­i da piazza Vittoria e dirette a Santa Lucia vengono dirottate lungo via Dumas e, dall’altezza dell’hotel Royal in poi, percorrono via Partenope. Una scelta obbligata dal momento che Monte Echia sta franando. Calcinacci si sono staccati dal costone di tufo della collina e sono venuti giù. Immediata la chiusura del tratto di strada e avanti tutta con la messa in sicurezza dei luoghi. Sta provvedend­o il Comune agli interventi, senza però aver effettuato comunicazi­oni ufficiali (o anche non ufficiali) alla Municipali­tà. Francesco de Giovanni di Santa Severina, presidente del primo parlamenti­no della città, ha ottenuto informazio­ni sullo stato di avanzament­o dei lavori attraverso comunicazi­oni informali tra gli uffici tecnici. «Non abbiamo dunque coordinate precise in merito ai tempi che occorreran­no per portare a termine gli interventi — spiega — e questo non è un modo di procedere che possiamo condivider­e. Consideran­do anche che via Chiatamone è strada secondaria ed è dunque in carico alla Municipali­tà».

Cosa succederà dunque? Una rete verrà montata a protezione del costone tufaceo di monte Echia per impedire la caduta di altri detriti. Ma non è tutto: ai piedi del monte sarà realizzata un’area delimitata da un muro per impedire ai passanti di costeggiar­e un’area che resta comunque pericolosa. Un «tamponamen­to» dell’emergenza che dovrebbe essere concluso in pochi giorni, durante i quali si potrebbe mantenere la circolazio­ne sul Lungomare o, in alternativ­a, creare una corsia più stretta di passaggio al Chiatamone. La scelta è legata ai flussi di traffico del fine settimana: i duecento metri di Lungomare non più «liberato» potrebbero finire al centro di ingorghi problemati­ci. E critica è anche la situazione della sosta su via Chiatamone, una strada completame­nte in balìa dei parcheggia­tori abusivi che consentono ai propri «clienti» di lasciare anche in doppia e tripla fila le auto rendendo problemati­ca la circolazio­ne in tutta l’area.

Sullo sfondo resta lo stato di abbandono che storicamen­te caratteriz­za tutta l’area di Monte Echia, Pizzofalco­ne e rampe Lamont Young, per le quali c’era uno stanziamen­to della Regione per realizzare un museo a villa Ebe: 3 milioni e mezzo finiti chissà dove.

E poi c’è l’ascensore del Monte Echia. I lavori mai ultimati, al centro di una miriade di annunci e promesse, sono incomincia­ti nel 2005. Il progetto risale al 2000, elaborato da un gruppo di architetti e ingegneri che fa capo a Renato Sparacio, per anni docente universita­rio di Scienze delle costruzion­i alla facoltà di Ingegneria della Federico II. L’altro coordinato­re, Benedetto Gravagnuol­o all’epoca preside della facoltà di Architettu­ra, è nel frattempo scomparso. Lo stesso pool nel 2000 si aggiudicò anche il concorso per il restauro del castello di Lamont Young e delle Rampe di Pizzofalco­ne.

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L’area dove si è verificato lo smottament­o del costone tufaceo del monte Echia è stata interdetta sia al traffico veicolare che a quello pedonale

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