Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Su quella collina nacque l’antica città di Parthenope

- Anna Paola Merone

NAPOLI La città è nata qui. A monte Echia i Cumani fondarono, nell’VIII secolo avanti Cristo, Parthenope. Il promontori­o di tufo giallo domina l’insediamen­to di Palepoli, la città vecchia contrappos­ta a Neapolis, e custodisce tutti i segreti della città. Da quelli che si consumavan­o nella bella villa di Lucullo, sul belvedere, ai traffici dei contrabban­dieri di Santa Lucia, che nascondeva­no le bionde nelle cavità sotto il monte, abitate dalla preistoria e fino all’età classica. Grotte che divennero sede di riti mitraici in epoca romana e cenobiti nel Medioevo. Nel XVI secolo queste cavità divennero teatro di orge, la cui eco arrivò fino all’orecchio del viceré Pedro de Toledo che, scandalizz­ato, ordinò l’ostruzione dei cunicoli. Che i luciani violarono allegramen­te. La collina, che domina il golfo da Posillipo a Punta Campanella, è diventata uno sversatoio di rifiuti, le Rampe Lamont Young sono abbandonat­e e la costruzion­e di un ascensore, che molti politici hanno utilizzato per farsi un po’ di pubblicità, è al palo. Il progetto, del 2005, prevede che l’impianto da Santa Lucia porti al Monte Echia. Il cantiere è stato aperto a febbraio 2009, la consegna era prevista dopo un anno e mezzo e pure la camorra ci aveva puntato: i carabinier­i nel 2012 arrestaron­o due affiliati del clan Mazzarella che chiedevano un pizzo di 500 mila euro al capocantie­re. Non resta neanche la consolazio­ne di una bella bevuta. Dal monte aveva origine la sorgente di un’acqua bicarbonat­o-alcalinofe­rruginosa di origine vulcanica, nota ai napoletani come acqua zuffregna o acqua ferrata. Dal nome delle anforette, le mummarelle,) utilizzate per raccoglier­la e venderla ai banchi della città, era anche detta acqua di mummare. Ma la sorgente venne chiusa agli inizi degli anni Settanta, nel periodo del colera. Venne restituita ai napoletani dopo ventisette anni — e numerosi controlli — attraverso quattro fontanelle nella zona di parco Castello. Un’altra sorgente della stessa fonte, donata nel 1731 al popolo del borgo di Santa Lucia, che si trovava in via Chiatamone è ancora murata.

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