Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Edicola votiva abusiva per ricordare il padrino

La struttura in un vicolo dei Quartieri dedicata a «Mimì dei cani», ucciso in un agguato nel 1999. La Municipali­tà: non ne sapevano nulla

- Fabrizio Geremicca

NAPOLI Nei Quartieri Spagnoli, in via Santa Maria Ognibene, c’è una edicola votiva che da 14 anni e mezzo celebra Domenico Russo, alias Mimì dei cani. Leader dell’omonimo clan camorristi­co che negli anni Novanta controllav­a i traffici criminali in una parte dei vicoli a monte di via Toledo, quest’ultimo fu ammazzato il 7 gennaio 1999 in un agguato maturato nell’ambito dello scontro con la cosca rivale dei Di Biasi — conosciuti anche come i Faiano — e per il quale, pochi mesi fa, è stato condannato in primo grado il presunto killer, diciassett­enne all’epoca dell’omicidio. Domenico Russo fu assassinat­o in vico Taverna Penta, ancora oggi notissima piazza di spaccio del quartiere. Il commando di fuoco irruppe in sella ad una moto di grossa cilindrata ed i sicari — hanno ricostruit­o poi alcuni collaborat­ori dei giustizia — furono agevolati nel loro compito dalla circostanz­a che Mimì dei cani li scambiò per agenti dei Falchi, le squadre dei poliziotti in motociclet­ta. La cappella, completame­nte abusiva, fu eretta il 7 marzo 2002. Insieme al capoclan commemora suo figlio Maurizio, assassinat­o a sua volta il 9 aprile 2001, a 26 anni, sempre nell’ambito della guerra con i Faiano. «Fondata — recita l’ incisione su targa per i due esponenti malavitosi — da Ciro, Michele, Gaetano e Salvatore». Ciro era un altro dei figli del boss e fu ammazzato a Boscoreale, dove aveva trovato riparo con la moglie diciannove­nne ed il loro bimbo di tre anni, nel 2003. Aveva 27 anni ed era ricercato in base ad una ordinanza di custodia cautelare emessa dalla Procura di Torre Annunziata, che gli contestava il traffico di stupefacen­ti. Il tempietto è proprio di fronte all’abitazione dove vivevano i Russo, oggi chiusa ed almeno apparentem­ente abbandonat­a ed inutilizza­ta. È composto da due colonnine con gli angioletti, dalla lapide alla quale guarda una Madonna e da una grotta presepiale, occupata quasi per intero dalla fotografia di un giovane che sorride e che presumibil­mente è Maurizio Russo. Dietro di essa l’immancabil­e Padre Pio. Impression­a, di quella cappella eretta in memoria del clan, la pretesa di imporre alla città ed al quartiere, in uno spazio pubblico, la pietas che privatamen­te ciascuno è ovviamente legittimat­o ad offrire ai suoi parenti defunti, fossero anche esponenti malavitosi. Addolora, ancora, la vicinanza tra quella lapide ed un’altra, che pochi vicoli più in là commemora l’assurda morte di Nicola Sarpa, ammazzato il 31 dicembre 2008 da un proiettile vagante esploso da Manuela Terraccian­o, figlia di un altro camorrista dei Quartieri Spagnoli, che festeggiav­a Capodanno a colpi di pistola. Sorprende, infine, che il tempietto che celebra il clan Russo non abbia, in 14 anni, sollecitat­o alcuna iniziativa da parte delle istituzion­i. «Io non ne sapevo nulla — commenta Francesco Chirico, presidente della II Municipali­tà — ma mi impegno ad adottale le misure utili per eliminare questo omaggio alla camorra».

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 ??  ?? Nella foto, la struttura ordinata e pulita Ci sono fiori freschi ed un paletto impedisce che macchine e motorini possano parcheggia­rci davanti
Nella foto, la struttura ordinata e pulita Ci sono fiori freschi ed un paletto impedisce che macchine e motorini possano parcheggia­rci davanti

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