Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Il boss Pagano: ora toglietemi il 41 bis
La richiesta già inviata alla commissione a seguito della sentenza che gli concede le attenuanti generiche
NAPOLI Non ha perso tempo Cesare Pagano, boss degli scissionisti che ebbe un ruolo importantissimo nella faida di Scampia. Sulla base della sentenza della Corte d’Assise di appello che gli ha riconosciuto le attenuanti generiche in seguito alla confessione degli omicidi di Carmine Amoruso e Salvatore Dello Ioio, trasformando la condanna all’ergastolo in condanna a trent’anni, ha chiesto all’apposita commissione ministeriale, tramite l’avvocato Saverio Senese, l’annullamento del regime di carcere duro. La Procura, ovviamente, dice no. Il pm Vincenza Marra, che ha sostituito la collega Stefania Castaldi, prossima a lasciare la Dda, nel suo parere negativo ha spiegato per quale motivo è giusto che Pagano resti al 41 bis. Quella confessione, ha scritto, contrariamente a quanto hanno ritenuto i giudici della IV sezione della Corte d’assise di appello, confessione di Pagano fatta dai giudici della IV sezione della Corte d’Assise d’appello che hanno celebrato per la seconda volta il processo di secondo grado (la prima sentenza di appello, che condannava Pagano all’ergastolo, era stata annullata con rinvio dalla Cassazione per carenza delle motivazioni). Scrive il consigliere estensore Roberto Donatiello (presidente era Domenico Zeuli): «La decisione non può ritenersi una scelta necessitata da parte dell’imputato. Viceversa, la determinazione del detenuto costituisce un primo passo verso una presa di coscienza del proprio passato che deve essere necessariamente valutata e che legittima la concessione delle attenuanti generiche». Tuttavia «il valore da riconoscersi all’atto dell’imputato non può del tutto privare di rilevanza la violenza dei fatti e l’intensità del dolo propria del Pagano».
Nei mesi scorsi, al processo di primo grado per il duplice omicidio di Fulvio Montanino e Claudio Salierno, Cesare Pagano ha recitato lo stesso copione: ha ammesso la propria responsabilità, come del resto hanno fatto altri cinque boss. Martedì scorso, durante la requisitoria, il pm Stefania Castaldi ha messo in guardia di giudici. Il rischio è che, grazie alle confessioni e al meccanismo processuale della continuazione, un assassino crudele ottenga condanne miti, da scontare in regime carcerario normale. A gennaio, con la sentenza, si comprenderà se la strategia è vincente.
Procura contraria Per il pm Vincenza Marra, Pagano cerca solo di aggirare il carcere duro