Corriere del Mezzogiorno (Campania)
L’allarme dei big delle crociere: a Napoli servono tempi certi e un bouquet più ricco per i turisti
Nel 2017 lo scalo partenopeo potrebbe perdere 300 mila passeggeri
La mancanza di «un interlocutore valido che possa indicare tempi certi» e di un «variegato bouquet di esperienze da proporre» ai turisti che sbarcano in città. Sono le principali criticità che i big delle crociere — Msc, Costa e Royal Carribean — hanno individuato negli scali italiani e in particolare nel porto di Napoli. Scalo che, si stima, il prossimo anno perderà 300.000 passeggeri delle navi del divertimento. Dunque, dal 2017 la città rischia di vedersi tagliare una importante fetta di mercato.
Solo in Europa, infatti, le crociere muovono introiti per 17 miliardi di euro, ma è in Italia che questo settore ha una delle sue ricadute maggiori: il peso specifico sul Pil tocca quota 4 miliardi.
Nel 2015, proseguendo con i dati, 30 milioni di crocieristi hanno navigato nel Mediterraneo e di questi, 11 milioni, hanno scelto di fare tappa nella Penisola.
Dei porti del Mare Nostrum e in particolare di quello di Napoli e delle sue problematiche si è discusso di uno dei dibattiti di «Shipping and the law», incontro tra gli operatori del settore marittimo e le grandi compagnie di navigazione, organizzato dallo studio legale di Francesco Saverio Lauro e giunto quest’anno alla sua settima edizione.
L’Italia all’interno delle rotte dell’area Med — è di questo sono convinti tutti i principali attori della discussione — avrebbe molte più potenzialità, tanto più visto che potrebbe trarre beneficio dai cambi di destinazione dovuti ai nuovi equilibri politici. Come chiarisce Leonardo Massa, country manager per l’Italia di Msc: «Il Mediterraneo è l’area di core business per noi e, infatti, la nuova ammiraglia Msc Meraviglia viaggerà proprio qui dal giugno 2017 con le sue crociere di sette giorni. Siamo sempre attenti agli eventi geopolitici che spesso ci costringono a variare le rotte, ma siamo anche pronti ad accettare nuove sfide, come quella che dal 2017 ci porterà a Saranda, in Albania».
L’Italia «è un asset strategico per la nostra compagnia, ma temiamo le dinamiche difficili della catena di soggetti coinvolti nei luoghi su cui investiamo. Nel Mediterraneo il settore cresce ma devono crescere anche le infrastrutture e i porti per poter accogliere i turisti, per questo abbiamo bi- sogno di un interlocutore valido e deciso che abbia iter sicuri, tempi certi», sono queste, invece, per Karina Santini, manager per lo sviluppo dei porti del Mediterraneo di Royal Carribean, le maggiori criticità che riguardano gli scali dell’area.
Nello specifico del porto di Napoli, un problema evidenziato nel corso del dibattito è stato quello del rapporto tra la città e lo scalo; come ha affermato chiaramente Massimo Brancaleoni, vicepresidente di Costa Crociere: «La misura del valore dell’impatto delle crociere su un territorio non si misura solo in scali, ci sono margini enormi da sfruttare su quanto spendono i turisti una volta sbarcati. Per questo abbiamo sviluppato partenership come quella di Napoli con il Museo di Capodimonte. Napoli deve però ancora arricchire il bouquet delle esperienze da proporre ai crocieristi», dunque, secondo la compagnia, la città offre ancora poco ai turisti».
Su questo tema ha risposto l’assessore al mare del Comune di Napoli Daniela Villani ha lanciato l’idea di «un tavolo tra l’amministrazione comunale e gli operatori delle crociere e gli altri attori coinvolti per un’offerta sempre migliore», ed ha aggiunto: «Penso allo scalo come una prima vetrina di Napoli, coinvolgendo le nostre eccellenze come ad esempio gli artigiani di San Gregorio Armeno, sia alla stazione Marittima che ai vicini giardini di Molosiglio».
Shipping and the law Dibattito nell’ambito della rassegna giunta alla sua settima edizione