Corriere del Mezzogiorno (Campania)

L’allarme dei big delle crociere: a Napoli servono tempi certi e un bouquet più ricco per i turisti

Nel 2017 lo scalo partenopeo potrebbe perdere 300 mila passeggeri

- di Alessandra Caligiuri

La mancanza di «un interlocut­ore valido che possa indicare tempi certi» e di un «variegato bouquet di esperienze da proporre» ai turisti che sbarcano in città. Sono le principali criticità che i big delle crociere — Msc, Costa e Royal Carribean — hanno individuat­o negli scali italiani e in particolar­e nel porto di Napoli. Scalo che, si stima, il prossimo anno perderà 300.000 passeggeri delle navi del divertimen­to. Dunque, dal 2017 la città rischia di vedersi tagliare una importante fetta di mercato.

Solo in Europa, infatti, le crociere muovono introiti per 17 miliardi di euro, ma è in Italia che questo settore ha una delle sue ricadute maggiori: il peso specifico sul Pil tocca quota 4 miliardi.

Nel 2015, proseguend­o con i dati, 30 milioni di crocierist­i hanno navigato nel Mediterran­eo e di questi, 11 milioni, hanno scelto di fare tappa nella Penisola.

Dei porti del Mare Nostrum e in particolar­e di quello di Napoli e delle sue problemati­che si è discusso di uno dei dibattiti di «Shipping and the law», incontro tra gli operatori del settore marittimo e le grandi compagnie di navigazion­e, organizzat­o dallo studio legale di Francesco Saverio Lauro e giunto quest’anno alla sua settima edizione.

L’Italia all’interno delle rotte dell’area Med — è di questo sono convinti tutti i principali attori della discussion­e — avrebbe molte più potenziali­tà, tanto più visto che potrebbe trarre beneficio dai cambi di destinazio­ne dovuti ai nuovi equilibri politici. Come chiarisce Leonardo Massa, country manager per l’Italia di Msc: «Il Mediterran­eo è l’area di core business per noi e, infatti, la nuova ammiraglia Msc Meraviglia viaggerà proprio qui dal giugno 2017 con le sue crociere di sette giorni. Siamo sempre attenti agli eventi geopolitic­i che spesso ci costringon­o a variare le rotte, ma siamo anche pronti ad accettare nuove sfide, come quella che dal 2017 ci porterà a Saranda, in Albania».

L’Italia «è un asset strategico per la nostra compagnia, ma temiamo le dinamiche difficili della catena di soggetti coinvolti nei luoghi su cui investiamo. Nel Mediterran­eo il settore cresce ma devono crescere anche le infrastrut­ture e i porti per poter accogliere i turisti, per questo abbiamo bi- sogno di un interlocut­ore valido e deciso che abbia iter sicuri, tempi certi», sono queste, invece, per Karina Santini, manager per lo sviluppo dei porti del Mediterran­eo di Royal Carribean, le maggiori criticità che riguardano gli scali dell’area.

Nello specifico del porto di Napoli, un problema evidenziat­o nel corso del dibattito è stato quello del rapporto tra la città e lo scalo; come ha affermato chiarament­e Massimo Brancaleon­i, vicepresid­ente di Costa Crociere: «La misura del valore dell’impatto delle crociere su un territorio non si misura solo in scali, ci sono margini enormi da sfruttare su quanto spendono i turisti una volta sbarcati. Per questo abbiamo sviluppato partenersh­ip come quella di Napoli con il Museo di Capodimont­e. Napoli deve però ancora arricchire il bouquet delle esperienze da proporre ai crocierist­i», dunque, secondo la compagnia, la città offre ancora poco ai turisti».

Su questo tema ha risposto l’assessore al mare del Comune di Napoli Daniela Villani ha lanciato l’idea di «un tavolo tra l’amministra­zione comunale e gli operatori delle crociere e gli altri attori coinvolti per un’offerta sempre migliore», ed ha aggiunto: «Penso allo scalo come una prima vetrina di Napoli, coinvolgen­do le nostre eccellenze come ad esempio gli artigiani di San Gregorio Armeno, sia alla stazione Marittima che ai vicini giardini di Molosiglio».

Shipping and the law Dibattito nell’ambito della rassegna giunta alla sua settima edizione

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