Corriere del Mezzogiorno (Campania)
LA CULTURA SI TRADUCA IN OCCUPAZIONE
Forse il 2015 può essere ricordato, per la Campania, come l’anno del turismo e dei Beni Culturali. E le prime proiezioni 2016 sembrano confermare la ripresa. Gli ultimi dati dell’Organizzazione Mondiale del Turismo (OMT) infatti attestano per l’Italia un + 4,6% di arrivi rispetto al 2014, confermando il nostro paese al quinto posto tra le mete turistiche più ambite nel mondo. In questo positivo scenario – che i malpensanti, me compresa, attribuiscono in parte anche ad una cinica utilità dell’effetto terrorismo – il posizionamento della Campania sembra davvero ottimo, con un + 18.9% di arrivi internazionali (Istat). In particolare, il segno più – per presenze e incassi – lo festeggiano i musei campani, + 2 milioni di euro rispetto al 2014. Insomma, arte e cultura sembrano davvero una formula vincente per il nostro Mezzogiorno, come ha ben intuito il vostro giornale nella organizzare Casa Corriere di oggi, ‘Quando l’arte incontra un mecenate’. Questi recentissimi dati, che saranno presentati a Roma ma che sono stati anticipati al convegno del Corso di Laurea in Scienze dei Beni Culturali-Turismo, lasciano ancora alcuni nodi da sciogliere. Almeno tre, credo, urgenti. 1. Mantenimento della crescita: se questi nuovi turisti di qualità, frequentatori di musei, non verranno bene accolti, avremo un effetto peggiore, torneranno a casa con una brutta immagine-ricordo che trasferiranno ai loro paesi di origine con una triste efficacia e ricaduta. 2. Sostenibilità della crescita: sono molti i cittadini campani che, prima ancora delle politiche per i turisti, chiedono interventi per un miglioramento della vita quotidiana dei residenti. Attesa legittima, nodo complesso, che riguarda mobilità, infrastrutture, sicurezza, arredo e igiene urbana. Eppure penso (e so che non tutti sono d’accordo) che i due problemi siano legati: con una corretta gestione e promozione del turismo dei beni culturali, lavoreremo per una regione migliore, più servita, meglio organizzata e più facilmente raggiungibile. Una regione più accogliente e vitale innanzitutto per i residenti, e quindi per turisti che, se ben ‘gestiti’, non invadono ma si inseriscono nelle comunità locali. 3. Traduzione del turismo in occupazione. È il vero nodo, almeno quello che sta più a cuore a chi è impegnato ogni giorno nella crescita ma anche nell’inserimento dei nostri ragazzi; a chi li vede partire e vuole invece proporre loro di restare, offrendo scenari occupazionali dignitosi e percorribili in tempi accettabili. A noi formatori viene infatti da domandarsi: sapremo trasformare questi aridi dati numerici (aumento di arrivi e permanenze turistiche) in sviluppo occupazionale? Sapremo tradurre la Campania della bellezza e dell’arte in una effettiva crescita del territorio? La risposta affermativa non è scontata, ma auspicabile. Chiede un cambio di prospettiva radicale, e un ripensamento del nostro patrimonio culturale, in una direzione ancora tutta da tracciare. Resta ancora da disegnare, e regolamentare, il rapporto pubblico-privato, restano da individuare e promuovere le reti, le collaborazioni, le rispettive competenze. Resta insomma ancora da definire la strada della convivenza tra turismo e tutela dei Beni Culturali. Il sottosegretario Cesaro è già a lavoro e altri segnali positivi, e soprattutto concreti, non mancano da enti locali, istituzioni, imprese, associazioni e università. Siamo tutti già coinvolti nelle prime iniziative, sperimentazioni di dialogo e collaborazione per trattenere i nostri laureati e insieme anche per portare innovazione e nuove competenze nei diversi settori economici e culturali. Perché il turismo non sia più sinonimo si sfruttamento di un patrimonio ma di partecipazione responsabile, nell’ottica di una effettiva “sostenibilità e responsabilità (ambientale e sociale) condivisa”. Perché da ossimoro diventi formula: turismo culturale. Sì, turismo culturale.