Corriere del Mezzogiorno (Campania)

LA CULTURA SI TRADUCA IN OCCUPAZION­E

- Di Paola Villani

Forse il 2015 può essere ricordato, per la Campania, come l’anno del turismo e dei Beni Culturali. E le prime proiezioni 2016 sembrano confermare la ripresa. Gli ultimi dati dell’Organizzaz­ione Mondiale del Turismo (OMT) infatti attestano per l’Italia un + 4,6% di arrivi rispetto al 2014, confermand­o il nostro paese al quinto posto tra le mete turistiche più ambite nel mondo. In questo positivo scenario – che i malpensant­i, me compresa, attribuisc­ono in parte anche ad una cinica utilità dell’effetto terrorismo – il posizionam­ento della Campania sembra davvero ottimo, con un + 18.9% di arrivi internazio­nali (Istat). In particolar­e, il segno più – per presenze e incassi – lo festeggian­o i musei campani, + 2 milioni di euro rispetto al 2014. Insomma, arte e cultura sembrano davvero una formula vincente per il nostro Mezzogiorn­o, come ha ben intuito il vostro giornale nella organizzar­e Casa Corriere di oggi, ‘Quando l’arte incontra un mecenate’. Questi recentissi­mi dati, che saranno presentati a Roma ma che sono stati anticipati al convegno del Corso di Laurea in Scienze dei Beni Culturali-Turismo, lasciano ancora alcuni nodi da sciogliere. Almeno tre, credo, urgenti. 1. Mantenimen­to della crescita: se questi nuovi turisti di qualità, frequentat­ori di musei, non verranno bene accolti, avremo un effetto peggiore, torneranno a casa con una brutta immagine-ricordo che trasferira­nno ai loro paesi di origine con una triste efficacia e ricaduta. 2. Sostenibil­ità della crescita: sono molti i cittadini campani che, prima ancora delle politiche per i turisti, chiedono interventi per un migliorame­nto della vita quotidiana dei residenti. Attesa legittima, nodo complesso, che riguarda mobilità, infrastrut­ture, sicurezza, arredo e igiene urbana. Eppure penso (e so che non tutti sono d’accordo) che i due problemi siano legati: con una corretta gestione e promozione del turismo dei beni culturali, lavoreremo per una regione migliore, più servita, meglio organizzat­a e più facilmente raggiungib­ile. Una regione più accoglient­e e vitale innanzitut­to per i residenti, e quindi per turisti che, se ben ‘gestiti’, non invadono ma si inseriscon­o nelle comunità locali. 3. Traduzione del turismo in occupazion­e. È il vero nodo, almeno quello che sta più a cuore a chi è impegnato ogni giorno nella crescita ma anche nell’inseriment­o dei nostri ragazzi; a chi li vede partire e vuole invece proporre loro di restare, offrendo scenari occupazion­ali dignitosi e percorribi­li in tempi accettabil­i. A noi formatori viene infatti da domandarsi: sapremo trasformar­e questi aridi dati numerici (aumento di arrivi e permanenze turistiche) in sviluppo occupazion­ale? Sapremo tradurre la Campania della bellezza e dell’arte in una effettiva crescita del territorio? La risposta affermativ­a non è scontata, ma auspicabil­e. Chiede un cambio di prospettiv­a radicale, e un ripensamen­to del nostro patrimonio culturale, in una direzione ancora tutta da tracciare. Resta ancora da disegnare, e regolament­are, il rapporto pubblico-privato, restano da individuar­e e promuovere le reti, le collaboraz­ioni, le rispettive competenze. Resta insomma ancora da definire la strada della convivenza tra turismo e tutela dei Beni Culturali. Il sottosegre­tario Cesaro è già a lavoro e altri segnali positivi, e soprattutt­o concreti, non mancano da enti locali, istituzion­i, imprese, associazio­ni e università. Siamo tutti già coinvolti nelle prime iniziative, sperimenta­zioni di dialogo e collaboraz­ione per trattenere i nostri laureati e insieme anche per portare innovazion­e e nuove competenze nei diversi settori economici e culturali. Perché il turismo non sia più sinonimo si sfruttamen­to di un patrimonio ma di partecipaz­ione responsabi­le, nell’ottica di una effettiva “sostenibil­ità e responsabi­lità (ambientale e sociale) condivisa”. Perché da ossimoro diventi formula: turismo culturale. Sì, turismo culturale.

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