Corriere del Mezzogiorno (Campania)
I mecenati
E opposizioni anche maggiori ha troppo spesso sollevato ogni accenno a qualsiasi eventuale forma di compartecipazione di privati nella gestione del patrimonio: certo, nella sacrosanta preoccupazione del carattere assolutamente pubblico di tale patrimonio, ma non senza eccessi in tale indispensabile fervore.
Da qualche tempo le cose sono cambiate, e i frutti se ne vedono, ma siamo ancora entro limiti molto stretti, che è un grande interesse generale della comunità italiana varcare ampiamente. E che si può fare, al riguardo, da parte sia pubblica che privata perché questi limiti si amplino al più presto, quanto più possibile e nei modi migliori?
A questi interrogativi è anche legata l’iniziativa odierna di CasaCorriere, e vi è legata, ovviamente, in via generale, ma, come è naturale per un giornale del Mezzogiorno, con una inflessione meridionale di tali problemi. E ciò tanto più in quanto nel Mezzogiorno l’incontro fra le esigenze del patrimonio e l’interessamento e la disponibilità a intervenire del mondo privato, a cominciare da quello imprenditoriale, è, per tradizione, meno frequente e soddisfacente che altrove.
La prospettiva in cui l’incontro è prospettato non è quella del gesto munificente. È, piuttosto, quella dell’impresa economica: cultura e investimenti. C’è un rapporto fra i due termini? Sì, e anche questo lo sappiamo da tempo, così come da tempo conosciamo le possibili finalità e strategie in materia, e sappiamo che proprio sotto questo aspetto la sinergia pubblico-privato costituisce una questione di particolare rilievo.
Contro, però, quel che molti pensano, di questo Mecenate di nuovo e complesso profilo non si parla né troppo, né spesso. Né questo Mecenate ha trovato finora il suo Orazio col quale stringere amicizie lunghe e felici e affidare gran parte del suo ricordo nella memoria del futuro. E su tutto questo è perciò saggio cogliere ogni occasione per tornare a parlare e riflettere.