Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Il giallo dell’ingegnere ucciso: il fratello accusato di omicidio
Perquisita la sua abitazione, prelevati campioni di saliva per il Dna Lui si difende: «Assurdo pensare che sia stato io, ero a passeggio»
NAPOLI Da ieri Luca Materazzo, fratello minore dell’ingegner Vittorio, è iscritto nel registro degli indagati per omicidio. Gli agenti della squadra mobile e quelli della polizia scientifica hanno bussato alla porta di casa sua, al quarto piano del palazzo di famiglia in viale Maria Cristina di Savoia, nelle prime ore di ieri mattina. Gli hanno notificato l’avviso emesso dalla Procura e hanno perquisito l’appartamento, che si trova al piano di sopra rispetto a quello in cui abitava l’ingegnere ucciso con la sua famiglia. Diversi gli oggetti portati via, che saranno analizzati nei prossimi giorni: ci sono anche un computer, due pen drive e un asciugamani. Si cercherà di capire se sull’asciugamani ci sono tracce di sangue: il sospetto è che Luca Materazzo lo abbia usato per asciugarsi dopo essersi ripulito. Anche se è stato lavato, la polizia scientifica ha gli strumenti per individuare eventuali tracce. Gli agenti della mobile avevano invece già ritrovato, poco dopo il delitto, il coltello con cui Vittorio Materazzo è stato ucciso: l’assassino se n’era disfatto mentre si allontanava a piedi.
L’avviso di garanzia, sottolineano gli investigatori, è un atto dovuto per consentire all’indagato di difendersi. Luca Materazzo, che è assistito dagli avvocati Alfredo Sorge e Francesco Carotenuto, potrà ora nominare un perito di sua fiducia che prenda parte all’autopsia. Autopsia che giovedì era stata revocata proprio per questo e si farà questa mattina alle 9.30. Subito dopo la salma sarà messa a disposizione della famiglia per i funerali.
L’avviso di garanzia consentirà agli inquirenti di procedere anche all’esame del Dna: poiché sotto le unghie della vittima sono stati trovati frammenti di pelle dell’assassino, la comparazione permetterà di sapere se è stato Luca prima a picchiare e poi a colpire a morte Vittorio. Ieri mattina all’indagato sono stati prelevati campioni di saliva. Gli accertamenti richiederanno alcuni giorni: probabilmente nel corso della prossima settimana il dubbio sarà chiarito e gli inquirenti avranno abbastanza elementi per trarre le loro conclusioni. Le indagini, coordinate dal procuratore aggiunto Nunzio Fragliasso, sono delegate ai sostituti Luisanna Figliolia e Francesca De Renzis. Luca intanto smentisce: «Non sono stato io, è terribile che mi si accusi di questo. Non avrei mai fatto del male a mio fratello». Lunedì sera, ha spiegato, mentre il fratello veniva aggredito era a passeggio per Chiaia: voleva distrarsi un po’ e guardare in un locale la partita del Napoli. Che il fratello fosse stato ucciso l’ha saputo dalla titolare di un ristorante: a quel punto si è precipitato a casa.
Fin dal primo momento le indagini si erano indirizzate verso la famiglia della vittima. Era noto, infatti, che i rapporti tra i fratelli fossero tesi, in particolare quelli tra Vittorio e Luca. Molti anni fa l’ingegnere aveva anche denunciato il fratello che lo aveva malmenato dopo una lite. I dissapori erano dovuti a motivi economici e si erano inaspriti dopo la morte del padre, Lucio, avvenuta nel 2014. L’anziano morì all’improvviso nel luglio del 2014: a causa di un malore cadde e si procurò un’ecchimosi alla mandibola. Circa un anno dopo Vittorio Materazzo presentò in Procura un esposto nel quale chiedeva che la salma fosse riesumata: si era convinto che il padre non fosse morto per cause naturali, ma fosse stato picchiato nel corso di una lite. In casa con lui vivevano la compagna e il figlio Luca: anche se non aveva mai indicato quest’ultimo come responsabile della morte del padre, è evidente che l’ingegnere aveva forti sospetti su di lui. Dopo avere interrogato una serie di testimoni, il pm Ludovica Giugni chiese e ottenne l’archiviazione dell’esposto nonostante l’opposizione di Vittorio Materazzo. Questi però non si arrese: chiese all’avvocato Luigi Ferrandino di presentare un nuovo esposto, incentrato questa volta sui presunti documenti falsi stilati dai medici intervenuti in occasione della morte del padre: quelli del 118, che aveva chiamato lui stesso, e il marito di una sorella, che redasse il certificato di morte.
L’arma La sera stessa del delitto la polizia aveva trovato il coltello utilizzato dall’assassino L’autopsia Stamattina sarà analizzata la salma, che poi sarà restituita alla famiglia