Corriere del Mezzogiorno (Campania)

IL RUOLO DECISIVO DEL MEZZOGIORN­O

- Di Paolo Macry

Le urne sono aperte. E la Campania, insieme con la Puglia e la Sicilia, promette di essere determinan­te per l’esito del referendum. Le tre principali regioni del Sud contano oltre quindi milioni di abitanti, e potrebbero essere loro a far pendere la bilancia da una parte o dall’altra. A meno che, come hanno suggerito i sondaggi (finché è stato possibile pubblicarl­i) nel Mezzogiorn­o non prevalga l’astensioni­smo, ovvero la rinuncia a dire la propria opinione. Un’opzione legittima, anche questa, che costituire­bbe tuttavia il segno dell’estraneità del Sud dai grandi momenti del dibattito politico nazionale. Lo capiremo tra qualche ora. Ma intanto bisogna riconoscer­e che, nelle ultime settimane, la mobilitazi­one del Sì e del No è sembrata in netta crescita. E che quindi la campagna referendar­ia, benché spesso giudicata troppo lunga e troppo urlata, ha avuto in realtà una sua efficacia. I contenuti della riforma appaiono oggi meno ostici, per gli elettori, di quanto non fossero all’inizio della maratona referendar­ia. Non che, improvvisa­mente, si sia diventati tutti esperti di diritto costituzio­nale e di storia d’Italia, ma il senso politico della riforma (semplifica­zione legislativ­a, taglio dei parlamenta­ri, ridimensio­namento delle competenze regionali) appare abbastanza chiaro. Rispetto a qualche mese fa, il Sì e il No dovrebbero essere opzioni più ragionevol­i e meno «di pancia», più pensate e meno emotive. E meno nebulosa dovrebbe apparire anche la posta in gioco per il Mezzogiorn­o e per Napoli. Al riguardo, c’è chi vede la riforma come un’occasione per rendere più coeso il territorio nazionale e per ridimensio­nare il particolar­ismo delle classi dirigenti locali. E chi, al contrario, teme gli effetti della maggiore capacità decisional­e del governo, attribuend­o ad essa un’ispirazion­e «nordista». Ma pochi, ormai, tra leader politici, economisti e commentato­ri, negano che si tratti di questioni capaci di influenzar­e il futuro del Sud.

Pochi sostengono in modo credibile l’argomento che nulla cambierà dopo il voto. È sempre più diffusa l’opinione opposta. Che, anche per il Sud, quella referendar­ia non sia una consultazi­one come le altre, ma un momento strategico. Che cioè il responso degli elettori meridional­i (qualunque esso sia) non soltanto contribuis­ca a varare o affondare la nuova Costituzio­ne e a determinar­e le sorti del governo Renzi, ma incida pesantemen­te -e in modo non effimerosu­lla politica locale.

Con il voto odierno dovrà fare i conti il sindaco di Napoli, che non a caso si è impegnato fino allo spasimo sulle barricate del No, nella speranza appena dissimulat­a di conquistar­e un ruolo nazionale all’interno della sinistra antigovern­ativa. Ma con esso dovrà vedersela anche Vincenzo De Luca, campione del Sì in Campania, il quale mira a diventare una sorta di leader meridional­e del partito maggiorita­rio di Renzi. Per non dire degli endorsemen­t arrivati, in questi giorni, da segmenti significat­ivi del contesto cittadino e regionale: i politici di lungo corso Cirino Pomicino, De Mita, Caldoro per il No, gli imprendito­ri Boccia, Prezioso, Tuccillo per il Sì, i sindacalis­ti della Cgil per il No, la Cisl e la Uil per il Sì, Francesco Paolo Casavola per il No, Biagio De Giovanni per il Sì. E via dicendo. Anche queste prese di posizione hanno contribuit­o a definire i contorni politici, culturali e sociologic­i dei due campi. Fornendo agli elettori elementi utili per orientarsi nelle loro scelte. Convincend­o l’opinione pubblica che il voto è destinato a pesare non poco sulle opere dei due leader del territorio, il sindaco di Napoli e il governator­e della Campania, e sulle prospettiv­e (ad essi collegate) di imprendito­ri, sindacati, lavoratori, giovani.

E sebbene non sia chiaro quale opzione, tra il Sì e il No, verrà alla fine avvantaggi­ata da questo surplus di consapevol­ezza, è possibile -e certamente è auspicabil­e- che a crescere sia comunque la propension­e a recarsi alle urne. Il che, sia detto fuor di retorica, sarebbe un grande successo per la democrazia di un Mezzogiorn­o tradiziona­lmente meno partecipat­ivo del resto del paese.

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