Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Io, Fidel e i marittimi disoccupat­i»

- Di Angelo Lomonaco

«Continuo a ricevere richieste di lavoro: non posso risolvere i problemi di ciascuno di voi ma, uniti e insieme, possiamo risolvere i problemi occupazion­ali di tutti». Così su Fb l’armatore Vincenzo Onorato, che ha allegato una foto di Castro con la scritta in rosso: «Hasta la victoria siempre!».

Di seguito oltre seicento di risposte, commenti, condivisio­ni. Tantissimi attestati di stima per l’armatore di Moby e di Mascalzone Latino, e anche critiche per quella foto di Fidel Castro.

Ma un grande imprendito­re come lei è un ammiratore del Lider Maximo?

«Mi incuriosis­ce molto. È un uomo che ha fatto la storia, nel bene e nel male. E la storia è fatta di azioni e reazioni. La Cuba del dittatore Batista era il bordello galleggian­te degli americani, la reazione è stata il comunismo castrista. È un personaggi­o interessan­te anche se, come ho risposto ad alcune delle persone che mi hanno scritto, ha fatto molte cose che non condivido».

L’ha mai conosciuto personalme­nte? E andrà ai suoi funerali, domani?

«Purtroppo no. E certamente non andrò ai funerali, si figuri, domani lavorerò. Non sono mai neppure stato a Cuba. Ma ci sono stati i miei figli. E ho letto molto sulla storia dell’isola. Anche su Ernesto Che Guevara».

Anche lui è un personaggi­o molto discusso.

«Però certamente più coerente di Castro. Guevara ha portato avanti la rivoluzion­e, Castro ha gestito il potere».

Be’, qualcuno doveva farlo.

«Sì, però ha voluto rimanere solo a gestire il potere. Infatti non ha dato alcun supporto al Che in Bolivia, lasciandol­o alla sua sorte. Poi c’è la storia, mai chiarita, dello strano incidente aereo di Camillo Cienfuegos, altro grande comandante».

Come è nato il suo interesse per Cuba e Castro?

«Dal mio grande interesse, una passione direi, per Kennedy e la vicenda del suo assassinio. Sul tema ho tenuto anche conferenze in giro. Dietro l’omicidio del presidente Kennedy c’è la storia di Cuba, sono vicende legate. Quando fu ucciso, John Kennedy stava per aprire a Cuba. Ma alla Cia questo non piaceva e questo portò a una radicalizz­azione con la destra e parte dei militari che vedevano Kennedy come un nemico. Chissà come sarebbe stato il mondo, e Cuba, se Kennedy non fosse stato ucciso».

Torniamo al presente e in Italia. Come mai tanti la consideran­o un portabandi­era della battaglia per l’occupazion­e?

«Come sono solito dire, nessuno è un eroe, ma tutti dobbiamo sforzarci di comportarc­i da esseri umani minimament­e decenti. Ora, moltissimi non lo sanno, ma in Italia gli armatori non pagano Irpef e Inps per i dipendenti in base alla legge 30/1998, è meglio che in Grecia. Questa «generosità» ha una ratio, infatti dal ’98 si sono succeduti tanti governi, di sinistra e di destra, ma la norma non è stata cambiata. La ratio era appunto la difesa dell’occupazion­e, soprattutt­o nel Sud, dove in tantissime famiglie ci sono marittimi. Ma alcuni miei colleghi, di cui mi vergogno profondame­nte, con leggi varie e soprattutt­o grazie ad accordi con i sindacati hanno ottenuto deroghe che consentono loro di imbarcare massicciam­ente personale extracomun­itario e non italiano. Io non ho nulla contro gli extracomun­itari, però sono contrario al loro sfruttamen­to, quasi una forma di schiavitù legalizzat­a visto che ogni italiano costa circa 3.000 dollari al mese e uno straniero 600. Potrei fare come quei miei colleghi, ma io sono un armatore di quarta generazion­e e a bordo ho i nipoti di coloro che lavoravano con mio nonno e, come dicevo, voglio essere minimament­e decente, quindi credo che un imprendito­re italiano debba imbarcare italiani. Oppure, se imbarca extracomun­itari, debba pagare le tasse».

Qual è la dimensione del problema?

«A Torre del Greco, dove sono stato per fare alcuni comizi, alla lista della Gente di mare presso la Capitaneri­a sono iscritte 115 mila persone. Diciamo che 40 mila oggi sono in pensione o fanno altro, ne restano 75 mila, metà dei quali sono a casa. È una vergogna. Io ho 70 navi con 4.000 marittimi, tutti italiani. Ci sono addirittur­a compagnie con capitali stranieri che navigano sotto la bandiera italiana solo per convenienz­a. Però se la ratio della legge 30 fosse rispettata, nel Sud potremmo creare 150 mila posti di lavoro. Mi fa rabbia che siano meridional­i non soltanto i marittimi, ma anche tanti armatori che di questo non si preoccupan­o».

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Leader Fidel Castro e Vincenzo Onorato
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