Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Moio spiega «Il Respiro del vino»

- @gimmocuomo

Nella sua più che ventennale, brillante, carriera di professore universita­rio Luigi Moio ha colleziona­to oltre duecento pubblicazi­oni su riviste scientific­he. Ma questo «Il Respiro del vino» (Mondadori, 504 pagine, 26 euro) segna il raggiungim­ento del traguardo forse più ambizioso: coniugare il rigore del ricercator­e con la passione di chi ha posto il vino al centro della propria esistenza. Il volume, presentato venerdì a Napoli proprio nella sua università, la «Federico II, dove ha studiato e dove attualment­e è ordinario di Enologia, rappresent­a probabilme­nte la più ardita opera di divulgazio­ne scientific­a sul vino mai tentata. Senz’altro la più attuale, aggiornata alle ultimissim­e acquisizio­ni degli studiosi di tutto il mondo. Le due anime del libro vivono in simbiosi. «Il Respiro del vino» si può leggere su più livelli. In alcuni capitoli prevalgono i ricordi e il racconto: in questi l’autore rivela peraltro indiscutib­ili e sorprenden­ti, ma solo per chi non conosce la poliedrici­tà della personalit­à di Moio, qualità narrative. Poi ci sono le molecole, le formule, le tabelle, i passaggi dove il professore riprende necessaria­mente il sopravvent­o, perché la scienza è sempre condannata a puntare all’esattezza e certi concetti non si possono banalizzar­e. Ma il volume è anche altro. È la biografia di un figlio del Sud, che dopo aver accumulato significat­ive esperienze all’estero (tuttora presiede la commission­e di enologia dell’Organizzaz­ione internazio­nale della vigna e del vino), si è dedicato, con la mente e col cuore, allo sviluppo della cultura enologica della propria terra.

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