Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Giusto in tempo
A quel punto, sopravanzati da troppe squadre in corsa per quelli che erano gli obiettivi minimi di inizio stagione, sia i ragazzi di Sarri che tutto l’ambiente sarebbero passati dall’arrabbiato al depresso, perdendo le energie per tentare una riscossa. Il tutto alle porte del fondamentale nodo della stagione, quella partita che martedì dovrà necessariamente vedere in campo il migliore dei Napoli possibili. La prestazione giusta. Venerdì più che il Natale sembrava si avvicinasse una Pasqua di resurrezione: a partire da un Reina finalmente decisivo, reattivo e pronto e attentissimo, passando per un Albiol la cui mancanza è stata forse più grave di quella del famoso centravanti, continuando per uno Zielinski di levatura internazionale e un instancabile pungente Callejon fino a un Marek sontuoso a dir poco, il Napoli ha ritrovato interpreti che parevano avviati a un’involuzione ineluttabile. Al loro fianco le conferme di Koulibaly e Diawara, al cui valore economico attuale non vogliamo nemmeno pensare, e di un meraviglioso piccolo gigante di Frattamaggiore che ne ha messe dentro quattro in tre partite. Perfino il malinconico Gabbiadini, più cercato e più trovato dai compagni, senza la spada di Damocle della sostituzione di Mertens è sembrato almeno sufficiente. Il mister ci ha messo del suo, ovviamente, proponendo una squadra più stretta e brillante e immettendo perfino Rog che quindi, nonostante lo scetticismo generale, esiste. L’avversario giusto. L’Inter resta una squadra teoricamente di primo livello, con una rosa il cui complessivo valore (prima di questo triste torneo) compete con quello dei bianconeri, e veniva anche dal fruttuoso cambio di guida tecnica e da una squillante vittoria contro una Fiorentina che resta pur sempre rognoso avversario. Il risultato del Napoli ha quindi il giusto prestigio, non è come battere, con tutto il rispetto, Empoli o Palermo. Ma è anche vero che i nerazzurri restano in profonda crisi d’identità, lentissimi a centrocampo e balbettanti in difesa, affidati a soluzioni individuali in attacco e privi di idee. Negli spazi lasciati dai dinosauri interisti i nostri andavano a nozze, e l’aver risolto la partita in pochi minuti ha fatto capire quanto e come la concretezza valga molto di più dei dati di possesso palla e di azioni concluse. Ciò porta al ritmo e alla vittoria. Perché è vero che al San Paolo l’altra sera si è forse visto il Napoli migliore della stagione senza il centravanti, ma è altrettanto vero che la stanca, amletica Inter è arrivata al tiro libero da intoppi e da posizione più che favorevole almeno tre volte (grazie, Pepe!). Ciò contro il Benfica, ad esempio, non potrà accadere, essendo i portoghesi molto meno inclini dei nerazzurri a concedere occasioni. Si arriva così all’autostima, elemento fondamentale e irrinunciabile per condurre in porto questo rovente finale di anno solare. Se il Napoli crede in se stesso, si è visto venerdì, nulla è precluso: anche una bella rimonta, con vista sul futuro. Quel futuro che a gennaio andrà confortato e puntellato con convinzione da parte della società. Su questo non dev’esserci dubbio.