Corriere del Mezzogiorno (Campania)
IL COMPITO DI VINCITORI E VINTI
Dopo settimane trascorse a decifrare gli orientamenti dell’opinione pubblica attraverso i cosiddetti sondaggi segreti, il responso delle urne è arrivato come un macigno (o come una carezza). Portando alla ribalta nazionale il caso della Campania e di Napoli. In Campania, la vittoria del No è stata tra le più nette del Paese (68.5%). Nella città metropolitana, è arrivata addirittura al 70.4%. Di questo pezzo d’Italia si era parlato molto già durante la campagna elettorale. Renzi, Boschi, Franceschini, Orlando, ecc. l’avevano visitato più volte, portando risorse e firmando patti per lo sviluppo. Il governatore ci aveva messo la faccia con la solita irruenza, impegnando per il Sì sindaci, notabili locali, reti professionali. Ma anche de Magistris non si era risparmiato, agitando la promessa di «derenzizzare» la città. Sicché oggi è facile tirare le somme. De Luca ha perso. De Magistris ha vinto. E non si tratta di sfumature. Il governatore è stato sconfitto nel modo più duro, se perfino la fedelissima Salerno lo ha tradito. E il sindaco, dall’altra parte, ha finito per maramaldeggiare. Fresco di rinnovo del mandato municipale, ha dimostrato che Napoli è sempre dalla sua parte e che non bastano le centinaia di milioni arrivati da Roma per sedurre un’opinione pubblica coesa e perfino coriacea nei suoi umori antigovernativi. Se la leadership si legittima attraverso il consenso, il sindaco rafforza non poco la propria, mentre il governatore deve curare molte ferite.
Il primo vede spalancarsi prospettive insperate per una carriera politica che potrebbe portarlo a svolgere un ruolo nazionale nella galassia della sinistra antirenziana. Il secondo, al contrario, ha l’obbligo di ricostruire il proprio profilo locale e nazionale, probabilmente rinunciando all’idea di essere il luogotenente meridionale delle armate del premier.
Parliamo del resto di due cavalli di razza e le rispettive reazioni al cataclisma lo dimostrano senza possibilità di dubbio. De Magistris ha prontamente risposto alla notizia del ricco jackpot ribadendo la propria diversità rispetto a Renzi e De Luca, l’uno ruvidamente accusato di (fallita) «torsione autoritaria», l’altro di aver usato «metodi clientelari». Ma non solo. Contestualmente, il sindaco ha voluto assumere l’aplomb dell’uomo delle istituzioni, dicendosi pronto a collaborare con Regione e governo. E, debordando sul terreno della politica nazionale, si è augurato «un governo di alto profilo istituzionale», ha invocato una «coesione del paese» che sani le ferite referendarie, ha chiesto «una bella e democratica legge elettorale» con cui andare al voto nel 2018. Un discorso da leader non soltanto locale. È su questo terreno che de Magistris si muoverà presumibilmente nel futuro prossimo. La caotica frammentazione del quadro politico del paese potrebbe tornargli utile.
Ma anche De Luca non ha perso tempo, sebbene il suo percorso appaia più tortuoso. Il governatore ha riconosciuto la sconfitta, ha fatto professione di umiltà, ha dato qualche rituale riconoscimento a Renzi per la battaglia referendaria, ma poi ha elencato con sorprendente durezza tutti quanti i punti critici delle politiche governative, dai provvedimenti sociali alla scuola, dalla riforma amministrativa al codice degli appalti, dall’immigrazione alla sicurezza.
Una requisitoria che boccia Renzi senza appello, addebitandogli il «clima di diffusa ostilità», il «malessere sociale» del Paese, la «delusione» della gente. E dunque il fallimento elettorale. Se poi questo attacco politico preluda o meno a un riposizionamento del governatore all’interno delle correnti democrat, è presto per dire. Ma le sue parole segnalano con ruvida chiarezza quanto poco De Luca sia disposto a vestire i panni del responsabile della débâcle.
Inutile aggiungere che nè i vincitori, nè i vinti sembrano preoccuparsi di un altro dato emerso domenica scorsa.
In Campania, la percentuale dei votanti si è fermata al 58.88%. La più bassa d’Italia, dopo Calabria e Sicilia. Il segno che, prima di cantare vittoria (de Magistris) o di prendersela con palazzo Chigi (De Luca), è ancora molta la strada per radicare stabilmente la comunità locale nelle verdi praterie della partecipazione politica. E questo sarebbe il compito di un sindaco e di un governatore.
Doveri Il compito dei rappresentanti delle istituzioni è radicare la comunità locale nella partecipazione