Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Jannotti Pecci: «Palazzo Chigi ha chiarito Anche i porti del Sud nella Via della Seta»
«Importante precisazione del ministro del Mezzogiorno, ora che dicono Autorità e Regione?»
«Il ministro De Vincenti è stato chiaro: le parole del pre- mier, pronunciate in Cina, sono state evidentemente travisate. I porti del Mezzogiorno non potranno essere esclusi dalle nuove rotte della cosiddetta Via della Seta». Così il presidente di Confindustria Campania, Costanzo Jannotti Pecci, che dal Corriere del Mezzogiorno aveva lanciato, nei giorni scorsi, un appellodenuncia.
«Il ministro De Vincenti è stato chiaro: le parole del premier, pronunciate in Cina, sono state evidentemente travisate. I porti del Mezzogiorno non potranno essere esclusi dalle nuove rotte della cosiddetta Via della Seta».
Un sospiro di sollievo per il presidente di Confindustria Campania, Costanzo Jannotti Pecci, che dal Corriere del
Mezzogiorno aveva lanciato, nei giorni scorsi, un appellodenuncia perché gli scali meridionali non fossero tenuti fuori dalle nuove traiettorie commerciali che potenzieranno i rapporti con l’estremo oriente. Gli avevano replicato sia l’assessore regionale alle Attività produttive, Amedeo Lepore, che il presidente dell’Autorità portuale, Pietro Spirito: entrambi ammettendo, in qualche modo, la necessità di rivolgersi ad hub settentrionali per assicurare il massimo delle opportunità di sviluppo, senza per questo negare occasioni di rilancio per il Sud. Lepore, nel suo intervento, aveva biasimato il ritorno delle lamentazioni. Mentre Spirito, più realisticamente, si era riparato dietro le dichiarazioni del presidente del Consiglio rimbalzate da Pechino, sollecitando un adeguamento delle infrastrutture portuali di Napoli e Salerno e la ricerca di connessioni più avanzate con i paesi produttori di materie prime.
«Alla presentazione degli scritti del professore Galasso — racconta Jannotti Pecci — ho ascoltato il professore Giannola che ha riproposto il tema alla presenza del ministro De Vincenti, chiedendo per quali ragioni i cinesi, che hanno rilevato il Pireo, dovrebbero rinunciare agli scali portuali di Gioia Tauro, Salerno e Napoli nei nuovi tracciati marittimi che portano in Europa. De Vincenti ha replicato spiegando che le parole di Gentiloni dalla Cina sono state riportate in maniera non precisa. A questo punto, non posso che prendere atto della rettifica del ministro per la Coesione e il Mezzogiorno. Chi ha la responsabilità della gestione delle politiche economiche territoriali, come la Regione e l’Autorità portuale, devono avvertire, a questo punto, il dovere di far seguire gli atti alle parole, piuttosto che giustificarsi, come hanno dato l’impressione di fare negli interventi pubblicati sul Corriere del Mezzogiorno, per le sorprendenti parole pronunciate dal premier a Pechino e riportate dai giornali. Del resto — conclude il presidente di Confindustria Campania — sarebbe sufficiente far riferimento ad elementari nozioni di geografia per comprendere come con il raddoppio di Suez, il Pireo gestito dai cinesi, i Trans Europe Network che attraversano le aree del Mezzogiorno, a cominciare dall’alta capacità Napoli-Bari, non potranno ridurre l’approdo nei porti meridionali».
Jannotti Pecci lo aveva scritto nel suo appello: «È inaccettabile ed incomprensibile la decisione del Governo di non puntare sulle regioni del Sud come hub per la portualità commerciale di oltreoceano, nonostante molte di esse siano ricomprese, oltretutto, nel corridoio Scandinavo–Mediterraneo previsto dalle Reti TEN che sembrerebbero, dalle dichiarazioni del nostro premier Paolo Gentiloni, essere alla base della individuazione dei porti italiani da ricomprendere nel piano in questione». E aveva chiamato direttamente in causa il governatore Vincenzo De Luca: «Auspichiamo che il presidente della Regione Campania condivida tali riflessioni e si faccia promotore di “un cambio di rotta” in tal senso, cogliendo l’importante occasione fornita dal piano One belt, one road».
Invece, cosa avevano risposto, nei loro interventi, Lepore e Spirito? «Non possiamo essere l’hub nazionale — aveva perentoriamente affermato il presidente dell’Autorità portuale — per i traffici cinesi. Sarebbe velleitario proporsi per tale finalità. Sono i porti del Nord Adriatico e del Nord Tirreno che devono svolgere questa funzione». Mentre Lepore aveva ammonito:«In questo quadro, può esserci un ruolo per la portualità campana, purché si eviti il ricorso a un’antica abitudine alla lamentazione improduttiva e al rivendicazionismo fine a se stesso, scegliendo di porsi in una logica nazionale ed europea e di competere con le nostre specifiche attitudini e capacità, che sono innumerevoli». Ora, pare che De Vincenti sia riuscito a mettere d’accordo un po’ tutti. Almeno a parole. Poiché saranno i fatti a consegnare un esito definitivo alle ipotesi in campo.
Regione e Autorità di scalo, adesso, devono far seguire atti alle parole, piuttosto che giustificarsi come hanno dato impressione di fare negli interventi pubblicati sul Corriere