Corriere del Mezzogiorno (Campania)
L’autista di Falcone: «Colpita la manovalanza ma la mafia resta forte»
c’era il dottor Falcone — racconta l’ex agente —. Stavamo parlando del più e del meno, delle cose da fare in quella giornata, quando Falcone, che era sovrapensiero, sfilò le chiavi dell’auto dal quadro e così spense la macchina. Gli dissi: “Così ci andiamo ad ammazzare”. Ma questo gesto, invece, mi ha salvato la vita perché ha rallentato la velocità, la marcia era rimasta inserita e invece di finire sul punto dell’esplosione ci siamo andati a scontrare contro questo muro che si sollevava».
Costanza, poi, si è risvegliato in ospedale e dal quel giorno la sua missione è raccontare, soprattutto ai più giovani per tenere vivo il ricordo.
«Il silenzio uccide, è per questo che bisogna parlare e raccontare. I ragazzi hanno bisogno di sapere cosa è successo. Io ormai ho 70 anni, sono in pensione e giro l’Italia per non far dimenticare quello che è successo. Io credo — prosegue Costanza— che non abbiamo colpito ancora in maniera forte la mafia, ma abbiamo colpito la manovalanza. Secondo me ci sono ancora altri responsabili di quello che è successo».
La chiacchierata con Costanza è breve e veloce, perché lui è impegnato a Palermo per
Dal giorno dell’attentato giro le scuole per far conoscere ai ragazzi l’orrore della criminalità