Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Quella scala ad ali di falco voluta dall’avo di Moscati
Se l’obiettivo è di contribuire a riaccendere il dibattito nel Mezzogiorno, e a Napoli in particolare, il progetto di CasaCorriere con la nuova serie giustamente si dipana a partire dal settecentesco Palazzo dello Spagnolo, in via Vergini e contiguo alla Sanità, simbolo dei simboli contemporanei della città. Il palazzo, set di tanti film, caratteristico del barocco napoletano, si distingue già per il monumentale portone, ma la vera scoperta, quando si accede al cortile, è la maestosa originale scalinata «ad ali di falco» ( foto), elemento di congiunzione per unificare i due edifici preesistenti, beni dotali di Nicola Moscati, marchese di Poppano (antenato del famoso medico santo Giuseppe Moscati) che, dal 1738, volle edificare questo unico grande palazzo. Il progetto si inquadra in quel processo di grande espansione urbanistica dovuta all’incremento demografico ed è attribuito al Sanfelice, che costruiva in contemporanea e poco lontano il palazzo di famiglia (palazzo Sanfelice). Le facciate e gli interni furono decorati con stucchi di Aniello Prezioso su progetto di Francesco Attanasio. Anche le porte degli appartamenti sono sormontate da medaglioni in stucco con busti-ritratto che si affacciano al centro. Ma la denominazione di palazzo dello Spagnolo si deve al successivo proprietario Tommaso Atienza che ai primi dell’ Ottocento acquistava il palazzo dai Moscati. Si devono a lui tanti interventi e gli affreschi delle sale quasi completamente scomparsi come l’ampio giardino. Dunque siamo in un quartiere in cui «la comunità delle idee» più che altrove può confrontarsi, sullo sfondo della bellezza architettonica questa volta, con uno dei macrotemi (legalità, cultura, terzo settore e sociale) già declinati e ahimè sempre attuali, per le speranze coltivate con tanta forza negli anni scorsi, e oggi per una cronaca che si accanisce dolorosamente per colpire quella forza. Anche qui il «Corriere del Mezzogiorno» accoglierà pubblico ed eccellenze dell’arte, della cultura e dello spettacolo per un incontro di partecipazione significativa e di produzione di idee e riflessioni, «Il riscatto della Creatività», un modello che il Corriere propone all’attenzione anche e specialmente di quanti si fanno un vanto ignobile di non conoscere, di non aver mai percorso queste strade, questo quartiere. Un territorio che è una cerniera con nomi evocativi — la Stella, i Vergini, la Sanità — aggirato, scavalcato, per non vedere, non sapere. O per sapere e cianciare soltanto di quel che la cronaca nera rimanda con le stese, la camorra, l’in-sicurezza, senza aver mai saputo che è un quartiere-laboratorio ampio per lo sviluppo sociale e civile di Napoli, per anni di passione, di attività culturale per la valorizzazione del suo patrimonio più importante: i ragazzi, i bambini, le cooperative, le scuole di arte, di musica, di teatro, le attività di un terziario moderno, per lo sviluppo del turismo, ma soprattutto di una vita «sana» per chi vi è nato, vi abita e vuole restare. Noi del Fai già anni fa vi organizzammo un Convegno nazionale tra le Catacombe e la chiesa di San Gennaro. Da allora don Antonio Loffredo, la Paranza, Susy, Enzo, Franco e tutti i ragazzi impegnati sono amici sempre nel cuore del Fai. Poi, con il vizio di non aver paura, qualche mese fa vi abbiamo tenuto una Giornata di Fai Giovani, una grande festa in cui sono stati percorsi in lungo e largo palazzi, chiese, pizzerie e pasticcerie: una festa cui Mimmo Jodice e Maurizio de Giovanni dedicarono pagine suggestive, accorate e piene di passione. E in più, nel 2012, per il censimento i Luoghi del Cuore, progetto che il Fai porta avanti ad anni alterni, il luogo del cuore Museo di Totò raccolse oltre 40mila voti, che avrebbero fruttato un risolutivo intervento che purtroppo si perse, perché le istituzioni deputate (Regione e Comune) nella disputa di chi fa che cosa, non seppero elaborare una collaborazione per un progetto fattibile. E in quante riunioni, proprio nel cortile del Palazzo dello Spagnolo, cercai di mettere attorno a un tavolo i rappresentanti degli uffici deputati che ahimè sembravano avere il chiaro mandato di cincischiare. E ora in questo Maggio tutto dedicato a Totò si torna a parlare del Museo da istituire proprio in due piani di Palazzo dello Spagnolo che già furono attrezzati anni fa con il trionfo degli sprechi da Comune e Regione di allora, corredandoli di sale, computer (oggi inutilizzabili) un piccolo teatro, poi abbandonati all’incuria. L’auspicio è che, anche con il valore aggiunto di CasaCorriere, lo spirito di Totò protegga chi crede in quanto si è fatto e chi ancora ha voglia di fare.