Corriere del Mezzogiorno (Campania)
LA NOSTRA COMUNITÀ SI RIMETTE IN CAMMINO
Nulla è più insidioso di una seconda volta. Non puoi scommettere sull’effetto sorpresa, né puntare sull’indulgenza che accompagna ogni esordio. Attraversi una terra che hai già calpestato ma devi farlo con una nuova traiettoria, sapendo di aver perso nel frattempo l’inebriante conforto dell’incoscienza. E allora perché riprovarci con CasaCorriere? Perché esporre eventualmente il petto agli umori malmostosi di una città che, spesso, non perdona il successo altrui considerandolo un pericoloso fattore di squilibrio? La risposta è semplice: un giornale deve spalancare le finestre per far circolare nelle sue stanze il vento delle idee, ha bisogno di ascoltare le voci della sua comunità per mantenere vivo un legame che va ben oltre il semplice contratto di compravendita quotidiano. Certo, la formula può apparire ambiziosa: creare un rapporto «identitario» con i lettori che però abbia iscritto nel suo codice genetico la libertà delle opinioni, lo scarto continuo dai sentieri del conformismo. Eppure proprio questa formula, che è la radice primaria della nostra rassegna, ha prodotto un insolito composto di partecipazione civica e riflessione critica capace di stupire perfino noi che abbiamo elaborato la pozione. Le cifre della prima edizione sono state superiori a qualunque aspettativa: posti esauriti per ciascuno dei sei appuntamenti in programma, 1200 e passa iscritti alla community (tra cui 200 protagonisti della vita pubblica italiana e non come Vincenzo Boccia, Marco Bellocchio, Kerry Kennedy, Raffaele Cantone e altri), 600 mila utenti connessi durante le dirette web, circa un milione di visualizzazioni di articoli e video pubblicati sul nostro sito. Ma, si sa, i numeri non raccontano mai una storia per intero. Dietro l’aritmetica di un simile risultato si celano l’entusiasmo di chi ha affollato i sei luoghi simbolo che hanno accolto la rassegna, la generosità degli ospiti e degli artisti che hanno scandito i dibattiti, l’impegno dei volontari del Fai che con le loro parole hanno dato corpo allo spirito dei posti visitati, la fiducia di quanti ci hanno sostenuto, la fatica del nostro gruppo di lavoro che ha creduto in un progetto apparentemente superiore alle forze disponibili. Questi sentimenti, messi in rete, hanno fatto nascere una comunità. Sia chiaro: parliamo di un germoglio sbocciato in una Napoli che, di converso, vede ai vertici delle sue istituzioni due profili di autocrazia uguali e contrari, fondati sul personalismo e, come tali, ostili a qualunque critica, refrattari all’idea stessa di complessità che è alla base di un esercizio democratico del potere, uniti nel considerare il familismo e il guadagno elettorale come leve dell’azione di governo e della selezione di una classe dirigente.
Chi in questi mesi ha letto le nostre pagine, o ha scelto di informarsi tramite il sito web, sa bene di cosa stiamo parlando. Ma sa pure che lentamente, ancora troppo lentamente, qualcosa sta cambiando sul fronte della consapevolezza politica. Le associazioni civiche, vecchie e nuove, stanno cambiando la prospettiva del futuro all’interno di quartieri che sembravano condannati a un destino irreversibile, restituiscono spazi di libero confronto ai senzatetto di sinistra e destra, mettono a nudo i tratti autistici di amministrazioni pubbliche indifferenti alle istanze dei più deboli (vedi alla voce disabili). E lo stesso lavoro stanno compiendo presidi sociali come l’ex Opg e Zero81 di Largo Banchi Nuovi.
Ecco perché oggi pomeriggio, alle ore 18, CasaCorriere riprenderà il suo cammino dentro il cortile del Palazzo dello Spagnuolo, nel Rione Sanità, una delle zone di Napoli dove è più aspro il conflitto tra la voglia di futuro e il giogo della violenza. Avremo sul palco i protagonisti di questa straordinaria avventura di rinascita che ha mostrato come sia possibile disegnare un altro orizzonte attraverso i fatti e non cincischiando con le parole. Questo giornale è al loro fianco. E lo sarà sempre. Ma avremo accanto anche artisti del calibro di Carolina Rosi, Claudio Cupellini, Mario Gelardi, Maldestro, Emilia Zamuner che ci racconteranno come la cultura può trasformarsi in occasione di riscatto sociale ed economico. Con tutti loro festeggeremo i vent’anni del Corriere del Mezzogiorno, perché il nostro compleanno sarà il filo conduttore della seconda edizione. Ne parleremo ancora durante i prossimi mesi.
Infine, un’ultima cosa. Vorrei dedicare questo primo appuntamento a due napoletani estranei agli stereotipi che ci perseguitano, capaci di plasmare la propria esistenza su valori apparentemente desueti: serietà, discrezione, eleganza, dedizione. Si chiamavano, anzi si chiamano Luca De Filippo e Rino Zurzolo. Mancano a chi ritiene che questa città non sia un luogo comune. Ma un luogo, soltanto un luogo. Dove l’incanto di una vita spesa bene, senza fanfaronate e volgarità, meriti ancora di essere ricordato.