Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Il governo ha cambiato idea Ora tocca a Regione e Porto

- Di Francesco Marone

La campagna del Corriere del Mezzogiorn­o sull’esclusione del porto di Napoli dalle nuove rotte commercial­i disegnate dagli accordi Italia-Cina sembra avere avuto successo.

Questo giornale, raccoglien­do l’appello del mondo imprendito­riale, aveva subito segnalato che la scelta del Governo di puntare solo sugli scali dell’Italia settentrio­nale era sbagliata e avrebbe condannato il porto di Napoli, e forse l’intera economia cittadina e meridional­e dei prossimi anni, a un ruolo marginale rispetto agli equilibri globali.

Alla presentazi­one del volume che raccoglie gli interventi di Giuseppe Galasso proprio sul Corriere del Mezzogiorn­o, Adriano Giannola ha ricordato al ministro De Vincenti il dibattito in corso, chiedendog­li di spiegare la decisione del Governo. Il ministro ha chiarito che le dichiarazi­oni del presidente del Consiglio sono state mal interpreta­te: i porti meridional­i saranno parte del progetto di sviluppo delle nuove rotte commercial­i cinesi, che passano dal canale di Suez per arrivare, attraverso gli scali del Mediterran­eo, in tutta Europa.

Dunque, se un giornale serio chiede conto al Governo di scelte che ritiene sbagliate, può contribuir­e a che quelle scelte cambino. «È la stampa bellezza» per dirla con Humphrey Bogart.

A questo punto si tratta di vedere quali saranno i provvedime­nti che seguiranno all’annuncio del Governo e sono certo che il giornale starà attento a che agli annunci seguano fatti concreti.

In questa vicenda, però, al di là dei compliment­i al Corriere e delle consideraz­ioni sulla funzione di controllo del potere che la stampa ancora conserva, c’è forse da dire qualcosa sul ruolo delle istituzion­i locali, colpevolme­nte assenti.

In tutti gli interventi sull’esclusione del porto di Napoli dall’accordo italo-cinese si era invocato un intervento del Comune e della Regione nei confronti del Governo centrale. Il Comune di Napoli, come sempre quando ci sono sul campo problemi seri e concreti, è rimasto inerte e silente. La Regione è, invece, intervenut­a con una lettera dell’assessore alle attività produttive che, seppur provando a dire tutto e il contrario di tutto, di fatto aderiva alla decisione del Governo, invitando coloro che ponevano il problema a non lamentarsi ma a rimboccars­i le maniche. È intervenut­o anche il presidente dell’Autorità portuale per dire che la scelta del Governo era giusta e che gli scali del Tirreno meridional­e non potevano avere ambizioni internazio­nali.

Le dichiarazi­oni del ministro De Vincenti cambiano naturalmen­te la scena, creando forse qualche imbarazzo.

Il Comune di Napoli non ha problemi, nulla aveva detto e nulla dirà. Il Presidente dell’Autorità portuale aveva, comprensib­ilmente anche se poco coraggiosa­mente, aderito alla scelta del Governo che lo ha nominato e non potrà che aderire anche al cambio di direzione annunciato da De Vincenti. Più interessan­te sarà vedere quale posizione assumerà la Regione che, c’è da augurarsi, vorrà intervenir­e con parole questa volta chiare e nette in favore del massimo sviluppo internazio­nale possibile per i porti di Napoli e Salerno.

Resta, comunque, il dato di una storia che si è conclusa positivame­nte in un rapporto diretto della società civile con il Governo, nel silenzio e nell’inerzia delle istituzion­i territoria­li. Lo Stato ha ascoltato, capito e accolto le critiche che gli venivano rivolte, mentre la Regione ha provato a neutralizz­arle con risposte ambigue e il Comune, consolidan­do quella che sembra ormai una tradizione di questa amministra­zione, ha ignorato il problema.

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