Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Il governo ha cambiato idea Ora tocca a Regione e Porto
La campagna del Corriere del Mezzogiorno sull’esclusione del porto di Napoli dalle nuove rotte commerciali disegnate dagli accordi Italia-Cina sembra avere avuto successo.
Questo giornale, raccogliendo l’appello del mondo imprenditoriale, aveva subito segnalato che la scelta del Governo di puntare solo sugli scali dell’Italia settentrionale era sbagliata e avrebbe condannato il porto di Napoli, e forse l’intera economia cittadina e meridionale dei prossimi anni, a un ruolo marginale rispetto agli equilibri globali.
Alla presentazione del volume che raccoglie gli interventi di Giuseppe Galasso proprio sul Corriere del Mezzogiorno, Adriano Giannola ha ricordato al ministro De Vincenti il dibattito in corso, chiedendogli di spiegare la decisione del Governo. Il ministro ha chiarito che le dichiarazioni del presidente del Consiglio sono state mal interpretate: i porti meridionali saranno parte del progetto di sviluppo delle nuove rotte commerciali cinesi, che passano dal canale di Suez per arrivare, attraverso gli scali del Mediterraneo, in tutta Europa.
Dunque, se un giornale serio chiede conto al Governo di scelte che ritiene sbagliate, può contribuire a che quelle scelte cambino. «È la stampa bellezza» per dirla con Humphrey Bogart.
A questo punto si tratta di vedere quali saranno i provvedimenti che seguiranno all’annuncio del Governo e sono certo che il giornale starà attento a che agli annunci seguano fatti concreti.
In questa vicenda, però, al di là dei complimenti al Corriere e delle considerazioni sulla funzione di controllo del potere che la stampa ancora conserva, c’è forse da dire qualcosa sul ruolo delle istituzioni locali, colpevolmente assenti.
In tutti gli interventi sull’esclusione del porto di Napoli dall’accordo italo-cinese si era invocato un intervento del Comune e della Regione nei confronti del Governo centrale. Il Comune di Napoli, come sempre quando ci sono sul campo problemi seri e concreti, è rimasto inerte e silente. La Regione è, invece, intervenuta con una lettera dell’assessore alle attività produttive che, seppur provando a dire tutto e il contrario di tutto, di fatto aderiva alla decisione del Governo, invitando coloro che ponevano il problema a non lamentarsi ma a rimboccarsi le maniche. È intervenuto anche il presidente dell’Autorità portuale per dire che la scelta del Governo era giusta e che gli scali del Tirreno meridionale non potevano avere ambizioni internazionali.
Le dichiarazioni del ministro De Vincenti cambiano naturalmente la scena, creando forse qualche imbarazzo.
Il Comune di Napoli non ha problemi, nulla aveva detto e nulla dirà. Il Presidente dell’Autorità portuale aveva, comprensibilmente anche se poco coraggiosamente, aderito alla scelta del Governo che lo ha nominato e non potrà che aderire anche al cambio di direzione annunciato da De Vincenti. Più interessante sarà vedere quale posizione assumerà la Regione che, c’è da augurarsi, vorrà intervenire con parole questa volta chiare e nette in favore del massimo sviluppo internazionale possibile per i porti di Napoli e Salerno.
Resta, comunque, il dato di una storia che si è conclusa positivamente in un rapporto diretto della società civile con il Governo, nel silenzio e nell’inerzia delle istituzioni territoriali. Lo Stato ha ascoltato, capito e accolto le critiche che gli venivano rivolte, mentre la Regione ha provato a neutralizzarle con risposte ambigue e il Comune, consolidando quella che sembra ormai una tradizione di questa amministrazione, ha ignorato il problema.