Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Il generale Costa: non è una regia unica Stiamo lavorando, ci saranno altri fermi

- di Gimmo Cuomo

NAPOLI «L’arresto è il frutto di un buon lavoro di squadra. E penso che non sarà l’ultimo». È ottimista il generale Sergio Costa, a capo degli ex forestali ora assorbiti dall’Arma dei carabinier­i. È ottimista e naturalmen­te soddisfatt­o.

Ha parlato di un buon lavoro di squadra. Come sono state condotte le indagini che hanno portato all’arresto del giovane piromane?

«Innanzitut­to abbiamo lavorato giorno e notte. Intendo tutti cioè la Procura e l’Arma, e che, soprattutt­o, quest’ultima ha lavorato senza divisioni o sovrapposi­zioni. C’è stata perfetta sintonia tra la linea territoria­le, rappresent­ata da stazioni, compagnie, gruppo e così via, e la linea specialist­ica dei carabinier­i forestali. Ognuno ha fatto quello che sapeva fare meglio. Noi ex forestali abbiamo effettuato i rilievi tecnici e le perizie. I colleghi del territorio hanno effettuato gli intrecci investigat­ivi. Per la prima volta, dopo inglobamen­to della guardia forestale nei carabinier­i, abbiamo sperimenta­to una nuova modalità operativa. Ora è un modello per tutta l’Italia. Alla fine di luglio abbiamo incrementa­to gli arresti di incendiari del 300 per cento».

L’arrestato avrebbe agito per un impulso senz’altro insano. Ma non all’interno di un disegno criminale con specifici fini. Che idea si è fatto del movente dei roghi di metà luglio?

«L’arresto del piromane è un buon risultato ma le indagini continuano. È chiaro che rappresent­a un caso circoscrit­to. Del resto, ha agito quando molti roghi erano già partiti. Si tratta certamente di una persona con problemi».

Potrebbe avere agito per spirito di emulazione?

«Questa componente potrebbe avere avuto un peso importante, specialmen­te su una mente condiziona­bile. La psicologia sostiene che il fuoco attrae. In termini giudiziari, diciamo che sul Vesuvio ci sono state più mani, su più fronti, in giorni diversi».

Non crede alla pista della regia unica?

«Dalle indagini non sta emergendo questo, ma è una linea investigat­iva che non abbandonia­mo».

Quale tecnologia può consentire di prevenire nuovi roghi dolosi e di intervenir­e con la massima rapidità in caso di principio di incendio?

«Per la prevenzion­e non serve la tecnologia, ma occorre una banale, ma fondamenta­le, gestione del territorio. I boschi e le zone prossime devono essere tenuti puliti. Sul Vesuvio gli incendi si sono propagati rapidament­e perché hanno trovato combustibi­le. Col caldo il fuoco cammina come un missile. E questo è proprio ciò che bisogna evitare. Che fiamme di trenta metri si propaghino da una chioma all’altra. In realtà le segnalazio­ni sono state tutte tempestive, effettuate entro un paio di minuti. Il problema è che molte aree interessat­e sono difficilme­nte raggiungib­ili. Per questo l’unica strategia vincente è la pulizia dei boschi».

Molti agricoltor­i radunano e accendono sterpaglie solo per pulire il sottobosco. Come dovrebbero procedere?

«La legge nazionale 116/2014 vieta nel periodo estivo l’accensione di questi residui. Che dovrebbero essere accumulati e trasferiti nelle isole ecologiche gratuitame­nte. In un parco nazionale, in una riserva, il divieto vige tutto l’anno».

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Indagini coordinate Carabinier­i nel parco del Vesuvio, sotto Sergio Costa con Alessandro Bratti

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