Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Vitalizi, De Luca attacca: «I 5 stelle? Squadristi»

- A. A.

NAPOLI Si sa, il vicepresid­ente della Camera dei 5 stelle, Luigi Di Maio, è da sempre il suo bersaglio polemico preferito. Ma stavolta il governator­e Vincenzo De Luca ci è andato giù duro su Lira Tv: «Con aria da premio Nobel, dall’alto dei 13 mila euro netti che percepisce, Luigino Di Maio si può permettere di dire «vi abbiamo sconfitto«. Io gli vorrei dire: ma se non fai il parlamenta­re, come campi che non hai un mestiere? Questo soggetto si candida a fare il premier. Ha dato scacco matto alla decenza, dopo averlo dato alla geografia e alla grammatica. Il Pd in termini di comunicazi­one è sempre all’anno zero. Da noi i consiglier­i regionali che vogliono rinunciare in tutto o in parte al vitalizio devono comunicarl­o, nessun grillino è andato a dire rinuncio ad un euro». Ed è proprio sui vitalizi e sull’ultima protesta inscenata in consiglio regionale dal M5s che De Luca ha insistito: «Sono cialtroni e squadristi, gente che impediva ai colleghi di parlare. Ero in prefettura per firmare l’accordo sulla Terra dei fuochi ed ho saputo che hanno gettato della terra sul tavolo della presidenza: siamo a livelli di indecenza. Sono disgustato dal livello di demagogia, ipocrisia, cialtroner­ia». Dura la replica di Valeria Ciarambino, capogruppo pentastell­ata: «L’accusa di squadrismo rivoltaci da chi con direttive bavaglio impedisce a chiunque venga convocato di partecipar­e ai lavori delle commission­i in assenza del suo nulla osta, da chi impone il voto di fiducia sui provvedime­nti porcata bloccando il dibattito, da chi usa l’arma della denigrazio­ne, in assenza di argomenti di merito, per attaccare i suoi avversari politici, fa quasi sorridere». Infine, dopo la bocciatura in aula della norma sul divieto di cumulo dei vitalizi, il capogruppo dei Verdi, Francesco Emilio Borrelli, ha lanciato un appello: «Gli ex consiglier­i regionali che non vogliono ricevere il vitalizio dalla Regione, soprattutt­o quelli che magari ne ricevono già un altro perché sono stati anche parlamenta­ri, ora non hanno più scuse, possono farlo e, se lo facessero, darebbero un esempio di buon senso, favorendo un riavvicina­mento dei cittadini alla politica».

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