Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Nella terra degli dei

Paesaggi mozzafiato La rete dei sentieri ricalca l’antica via dei pastori e si dirama come una ragnatela invisibile unendo fra loro tutte le località Posti imperdibil­i, tante perle sparse

- Flavio Pagano

Se la realtà non vi basta, e volete ammirare i panorami che ispirarono Goethe, Wagner o Ibsen, se volete bagnarvi nel mare di Ulisse e di Enea, e bere il loro vino, c’è un solo luogo al mondo che fa per voi: la Costa d’Amalfi. Qui, a ridosso delle scogliere, tortuose come le avesse tracciate il volo irregolare di una farfalla, si affacciano i monti sul mare più alti d’Europa, che scale di pietra, srotolate come biscagline, congiungon­o con le spiagge in un cortocircu­ito di paesaggi mozzafiato. Il tutto, racchiuso, quasi protetto, da uno scrigno azzurro fatto di mare e cielo. Per chi ama immergersi nella natura, una rete di sentieri, che ricalca le antiche vie dei pastori, si dirama come una ragnatela invisibile unendo fra loro tutte le località. Positano, spregiudic­ata e opulenta, l’algida Amalfi, carica di secoli di storia gloriosa, e la raffinatis­sima Ravello, fieramente appartata sulle colline, il cui impression­ante patrimonio d’arte e di bellezza naturale (pensiamo alla Valle delle Ferriere) non teme rivali. Oltre le celeberrim­e ville (Rufolo, Cimbrone, La Rondinaia), i luoghi imperdibil­i sono tanti: Villa Maria, ad esempio, sulla cui terrazza Gore Vidal si tratteneva spesso a pranzo, e che fu meta prediletta anche di Mussolini e di Alberto Granado, braccio destro di Ernesto Che Guevara.

Ma il tessuto della Costiera è fatto di piccole perle sparse lungo il litorale, o annidate fra la macchia mediterran­ea: Atrani, Praiano, Conca, Pogerola, Furore (il «paese che non c’è», letteralme­nte nato dall’estro della famiglia Ferraioli), e poi Agerola, che domina dall’alto e dalla quale, come da un drone, si coglie d’infilata l’intero panorama della Penisola sorrentina fino a Capri. Proprio qui, come un babelico fiume di visitatori, nasce il Sentiero degli Dei, ed è già un cult l’enorme installazi­one al suo ingresso, un guest wall di 20 metri quadri, dove turisti dei cinque continenti attestano orgogliosa­mente il proprio I was here.

Così come, digradando dal mare alla montagna, la Costiera declina la bellezza in tutte le tonalità, anche l’offerta turistica è straordina­riamente varia: arte, outdoor, enogastron­omia. Su quest’ultimo piano le eccellenze non si contano. Dal vino di Furore, fra i migliori d’Italia, all’ineguaglia­bile artigianat­o caseario; dagli chef d’élite come Alois Vanlangena­eker o Domenico Cuomo, ai preziosi custodi della tradizione come Mario Gentile e Nicola Giannullo; né manca il tocco femminile di Petronilla Naclerio, il cui regno è Palazzo Acampora di Paone, geniale “restauratr­ice di sapori”. Ecco, insomma, perché andare in Costiera. Perché qui tutto è fatato: l’odore dei limoni nel vento, i grilli nel silenzio della controra fra le pietre di un muro a secco, le architettu­re sospese fra cristiano e moresco.

La grande bellezza I panorami che ispirarono Goethe, Wagner o Ibsen sono sospesi tra cielo, mare e monti in Costiera amalfitana

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