Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«Non comprendo bene il prodigio di San Gennaro Ma il vero miracolo di questa città è la sua bellezza»
Domani il maestro indiano dirige la pagina di Beethoven in forma di concerto E parla anche di San Gennaro: «Non comprendo il prodigio, ma il vero miracolo di Napoli è la bellezza, la vetta è nel Cristo Velato». Sul palco Sonia Bergamasco
«Non comprendo bene, il miracolo di San Gennaro che affascina e infervora i napoletani in questo periodo, e d’altra parte è avvolto nel mistero, ma il vero miracolo che si consuma ogni giorno da secoli in questa città è la bellezza. Andrebbe meglio conosciuta da tutti e trova la sua vetta nel Cristo Velato». Così Zubin Mehta, direttore musicale onorario del Massimo napoletano, che sarà sul podio al San Carlo con il Fidelio di Beethoven domani alle 19 e lunedì alle 20, alla guida di Orchestra e Coro del Lirico napoletano e di una compagnia di canto in cui spiccano il soprano Anja Kampe nel ruolo di Leonore, alias Fidelio, e il tenore Peter Seiffert, in quello di Florestan. Voce recitante d’eccezione quella di Sonia Bergamasco. «Ho quasi vissuto con Fidelio, da spettatore prima e da direttore poi, fin dal mio arrivo a Vienna, nel 1954, e sono felice di dirigerlo ancora e a Napoli, perché Fidelio è una partitura incentrata sulla libertà e la giustizia, ideali immutabili, anche se in questi anni sono stati gli scenari a mutare. E oggi è con preoccupazione che guardiamo a quanto accade in Corea del Nord, alla tragedia dei migranti e quando vedo lussuose navi di croceristi, il mio cuore si stringe al pensiero di quei gommoni che trasportano la disperazione di popolazioni in fuga».
Fidelio appartiene al genere della pièce à sauvetage, con un lieto fine in cui a trionfare sono i personaggi espressione del bene e della giustizia. Qui, però, in più, vi è una mirabile convergenza di ideali di libertà e amore coniugale, nel segno della fiducia nella potenza della ragione. Il maestro Zubin Mehta ha nutrito sempre una dedizione particolare per la pagina beethoveniana fin dal 1969 quando diresse il singspiel per la prima volta a Firenze con la regia di Strehler. «Quella che realizzeremo domani — ha ricordato il maestro indiano — sarà una versione in forma di concerto e devo dire che preferisco l’assenza delle scene a certe regie veramente assurde. Un’altra magia è stata l’edizione con la regia di Strehler con le scene di Ezio Frigerio». E aggiunge: «La presenza di Sonia Bergamasco quale voce recitante collegherà tra loro i momenti della narrazione e sarà un elemento molto interessante».
Il titolo mancava dal 2005 al Massimo napoletano, quando inaugurò la stagione 20042005 con la regia di un Toni Servillo. E fa un appello: «L’Orchestra del San Carlo è in costante crescita e meriterebbe che Fondazioni e Istituti bancari dessero in comodato degli strumenti musicali all’altezza del valore dei professori sancarliani». È Beethoven in questa fase il grande amore di Mehta, dai trionfi nel Duomo di Milano a Granada fino a Fidelio: «Qui — aggiunge — il compositore propone un messaggio definitivo: la vittoria dello spirito sui soprusi terreni. Chiunque faccia musica con amore è un messaggero di pace».
Completano il cast Samuel Youn (Don Fernando), Evgeny Nikitin (Don Pizarro), Wilhelm Schwinghammer (Rocco), Barbara Bargnesi (Marzelline) e Paul Schweinester (Jaquino).
Nel singspiel, il musicista propone un messaggio definitivo: la vittoria dello spirito sui soprusi terreni E parla d’amore coniugale, un valore immutabile, e di fratellanza come quella che provo per i migranti»