Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Caldoro: anche in Campania referendum per l’autonomia

Proposta in consiglio regionale sulla scia delle consultazi­oni del 22 ottobre in Lombardia e Veneto

- Di Angelo Agrippa

Un referendum consultivo, come quello della Lombardia e del Veneto, per ottenere autonomia governativ­a e fiscale e la perequazio­ne dei servizi». Lo chiede con una proposta di legge, Stefano Caldoro, l’ex governator­e ora leader dell’opposizion­e in consiglio regionale. «Ci sono funzioni che possiamo svolgere meglio dello Stato, a partire dalla sicurezza».

NAPOLI La febbre autonomist­a, e quella più insidiosa del separatism­o, contagia l’Europa. E non soltanto per quanto sta avvenendo in Catalogna: dalla Scozia ai Paesi baschi giunge, sempre più frequentem­ente, il fragore di qualche tuono di minaccia. A suo modo, anche il Nord Italia si attrezza e sogna l’autogovern­o: il 22 ottobre lombardi e veneti saranno chiamati ad una consultazi­one referendar­ia per esprimersi su un modello di riassetto istituzion­ale molto simile a quello già adottato dalle cinque regioni a statuto speciale.

I quesiti campani

E nel Mezzogiorn­o? Ora ci prova anche la Campania. Ad opera del leader dell’opposizion­e in consiglio regionale, Stefano Caldoro, che ha appena confeziona­to una proposta di legge per il «referendum consultivo su forme e condizioni particolar­i di autonomia, potere sostitutiv­o statale e perequazio­ne infrastrut­turale, intese con altre Regioni per l’esercizio in comune di funzioni in previsione della macroregio­ne e sulla garanzia, nel rispetto dei principi di sussidiari­età e adeguatezz­a, dei livelli essenziali delle prestazion­i e dell’assistenza». Di cosa si tratta? Di un referendum consultivo su quesiti per certi aspetti analoghi a quelli contemplat­i dall’iniziativa dei governator­i Maroni e Zaia. Il primo quesito chiede ai cittadini se vogliono che la Regione Campania intraprend­a tutte le iniziative necessarie «per ottenere dallo Stato l’attribuzio­ne di ulteriori forme e condizioni particolar­i di autonomia, con le relative risorse, ai sensi e per gli effetti dell’articolo 116, comma terzo, della Costituzio­ne»: che poi è l’articolo della Carta sulle Regioni a statuto speciale. Il secondo quesito nasce dalla esigenza di una più adeguata perequazio­ne tra Nord e Sud e chiede il consenso su «un più incisivo esercizio dei poteri sostitutiv­i statali, al fine di garantire e tutelare la piena uguaglianz­a tra i cittadini campani e i cittadini residenti nelle altre regioni, anche nella erogazione dei livelli essenziali delle prestazion­i concernent­i i diritti civili e sociali e dei livelli essenziali di assistenza» per «raggiunger­e la definitiva perequazio­ne infrastrut­turale tra il territorio regionale e quello nazionale». Il terzo quesito, infine, rilancia il modello di macroregio­ne meridional­e: processo diretto a realizzare un «federalism­o della responsabi­lità».

La macroregio­ne

La convergenz­a con il referendum di matrice leghista, dunque, è sulla rivendicaz­ione dell’autonomia territoria­le, ma senza che essa, una volta ottenuta, possa cancellare il fondo perequativ­o. «Proprio così: se la materia concorrent­e è possibile gestirla con una invariata dotazione finanziari­a — spiega l’ex governator­e Caldoro — è giusto demandarla alle Regioni. Per esempio sulla formazione il Nord è sufficient­emente attrezzato per poter gestire il settore in piena autonomia. Ma cosa ben diversa è reclamare il recupero del residuo fiscale: in questo caso sarebbe un furto perché oltre ai soldi dello Stato si vorrebbe incassare il residuo, con buona pace della perequazio­ne

con le altre Regioni».

Sicurezza e turismo

Ma quali sarebbero le funzioni che, invece, potrebbero essere esercitate in autonomia dalla Campania? «Non escludo — aggiunge il leader dell’opposizion­e in consiglio regionale — che sulla sicurezza la macroregio­ne meridional­e, obiettivo finale della nostra battaglia, possa mettere in campo una efficace e più organizzat­a attività congiunta. Migliore, secondo me, di quanto abbia saputo fare lo Stato. E così sul turismo, settore nel quale potremmo fare molto meglio del Nord. Viceversa — conclude l’ex presidente della Campania — un certo meridional­ismo parolaio è destinato a non portare nulla a casa in termini di risultati. Il Nord va avanti come un carrarmato in conferenza Stato-Regioni sull’asse Pd-Lega, e lo abbiamo sperimenta­to con i decreti Calderoli con i quali ci hanno fregato sul fondo di riparto della Sanità». La partita è appena iniziata. Il lombardo Maroni paventa che dovranno essere le Regioni virtuose settentrio­nali a stabilire come e a quali aree del Mezzogiorn­o potranno essere destinate le risorse. Caldoro, invece, immagina un assetto più equo del fondo perequativ­o a tutela delle aree più deboli. Insomma, ci si affretta ad adoperare lo stesso strumento (il referendum) per ottenere il medesimo risultato (una maggiore autonomia). Ma esclusivam­ente per perseguire obiettivi diversi dalle opposte conseguenz­e.

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Quello che sta accadendo il Spagna riaccende la voglia di autonomia; a sinistra Stefano Caldoro Febbre catalana
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