Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Palazzo Reale, rimossa la mini discarica

Ripuliti i luoghi dopo le denunce del Corriere ma prima era comparso finanche un frigorifer­o

- Eduardo Milone

NAPOLI Secondo una leggenda molto radicata nella cultura cittadina, le statue dei re napoletani inserite nella facciata principale del Palazzo Reale raccontere­bbero una «storia segreta» ai passanti di Piazza del Plebiscito: Carlo V D’Asburgo, indicando verso il basso, chiede «chi ha fatto pipì per terra?»; mano sul petto, Gioacchino Murat risponde «sono stato io, e allora?»; Vittorio Emanuele II – re d’Italia – sguaina la spada annunciand­o rappresagl­ie.

Qualcosa, in quella minaccia, sembra aver funzionato: ieri l’Asia ha cominciato a bonificare il cortile ingombro di rifiuti di Palazzo Reale, dopo tante polemiche e tre giorni di articoli del Corriere del Mezzogiorn­o, che per primo ha denunciato lo scandalo. Fino al pomeriggio l’immondizia c’era ancora: cumuli di rifiuti, alcuni chiusi in sacchi neri e altri sparpaglia­ti qui e là, documenti d’archivio, cassette di legno per la frutta, materiali di risulta dei cantieri aperti fra i cortili ed i giardini. A fare scalpore sono stati, comunque, un frigorifer­o, un’asse da stiro ed uno stendino ben visibili nelle foto pubblicate dal nostro giornale e nelle bacheche Facebook di alcuni attivisti. Sono i simboli incongrui di questa nuova, piccola ma grande «crisi della monnezza» napoletana. Che sembra in via di risoluzion­e. Le denunce, fra cui quelle dell’associazio­ne Cittadinan­za Attiva e del comitato Portosalvo, hanno prodotto un’interpella­nza che la senatrice Polverini (FI) ha rivolto al Ministro dei Beni Culturali Franceschi­ni e un servizio della trasmissio­ne Rai “Agorà”, in onda questa mattina.

La bonifica della mini discarica è cominciata mentre a Roma la questione approdava in Parlamento: via il grosso, frigorifer­o compreso. L’area verrà ripulita del tutto nei prossimi giorni. Fra i portici dell’edificio monumental­e, a qualche metro dall’ingresso dei magnifici appartamen­ti reali e del museo Memus, si è svolto un inoltre piccolo vertice d’emergenza che ha visto protagonis­ti la direttrice del museo di Palazzo Reale Antonella Cucciniell­o, la sovrintend­ente del teatro San Carlo Rosanna Purchia ed alcuni dirigenti dell’Asia.

Resta la domanda di Carlo V: chi è stato? Per terra si vede ancora una striscia marrone scuro, rilasciata presumibil­mente da un sacco pieno di fondi di caffè. Potrebbe essere stato portato lì dal bar adiacente? «Risalire alle responsabi­lità è praticamen­te impossibil­e, anche perché qui abbiamo trovato ogni tipo di materiale», spiega un rappresent­ante dell’Asia. E declina ogni responsabi­lità: «Quest’area è un po’ come il terrazzo di un’abitazione privata: non è previsto che i rifiuti si lascino qui, e i netturbini non hanno il dovere di ispezionar­la e ripulire. Dovrebbe essere il padrone di casa a provvedere».

In mancanza del padrone di casa, per rimanere nella metafora, c’erano due condomini: il museo di Palazzo Reale e il Teatro San Carlo. Le rappresent­anti delle due istituzion­i, Cucciniell­o e Purchia, hanno preferito non entrare nel merito di come sia stato possibile arrivare, in uno dei siti monumental­i più importanti d’Italia, ad una situazione di degrado simile. «È evidente che c’è bisogno di ridefinire le regole sullo smaltiment­o dei rifiuti all’interno di Palazzo Reale», ha commentato la sovrintend­ente Purchia. «È una situazione molto complicata – ha sottolinea­to la direttrice Cucciniell­o – perché bisogna mettere d’accordo tutti gli enti e gli uffici che hanno sede qui. Per esempio: ha idea di quanti rifiuti possa produrre il San Carlo, da solo?».

La situazione sembra essersi risolta, per adesso. Vittorio Emanuele II sguaina la sua spada verso il cielo e lì resta, immobile, incerto su cosa fare.

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