Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Dalla Sanità al festival di Venezia «Il mio riscatto grazie al teatro»
NAPOLI Giuseppe quel momento lo aveva immaginato centinaia di volte. Poi un giorno il suo sogno si è realizzato e sul red carpet del festival del cinema di Venezia ha sfilato veramente. Sguardo furbo e intelligente, di chi sa come funzionano le cose, Peppe quel momento se lo è guadagnato con le unghie e con i denti e adesso pare quasi averci preso gusto.
Ventiquattro anni, nato e cresciuto al rione Sanità, Giuseppe D’Ambrosio è Saverio in «L’Equilibrio» il film di Vincenzo Marra che da ieri è in proiezione nelle sale cinematografiche italiane. Il suo personaggio nel film è quello di un criminale, un giovane che ha intrapreso la strada sbagliata e si ritrova una situazione, forse, più grossa di lui. A cercare di salvarlo don Giuseppe, interpretato da uno straordinario Mimmo Borrelli, un prete catapultato in una periferia piena di insidie e di problemi.
«E’ stata un’esperienza straordinaria - racconta Giuseppe - mi sono ritrovato a lavorare con persone eccezionali e grandi professionisti». Lui che su un palcoscenico ci è salito a 12 anni, sa cosa significa studiare e sgobbare su un copione. «Non smetterò mai di ringraziare il mio mentore Vincenzo Pirozzi, è arrivato nella mia vita in un momento molto particolare, in cui sarebbe stato molto più semplice passare dal lato sbagliato».
Peppe non nasconde le diftato ficoltà della sua adolescenza, la tragica morte di suo fratello e il fatto di crescere in una parte di città dove a volte le sirene della malavita riescono ancora ad ammaliare molti giovani. «Il mio personaggio, quello di Saverio, mi ricorda alcuni dei miei amici – spiega Giuseppe-. Tanti di loro, purtroppo, hanno scelto la strada apparentemente più semplice, ma sicuramente sbagliata. Non ti nascondo che anche io sarei potuto finire nei casini, ma non volevo deludere la mia famiglia, i miei genitori. Poi ho incontrato il teatro che mi ha salvato la vita».
Nella pellicola di Marra, Saverio, il personaggio interpre- da Giuseppe, incontra un prete che vuole riportarlo sulla retta via, una figura paterna a cui il suo personaggio non ha mai potuto far riferimento.
«Don Giuseppe mi ricorda tanto don Antonio Loffredo, in nostro parroco alla Sanitàdice-. Lui è riuscito a dare speranza a tanti giovani, a disegnare insieme ai ragazzi del quartiere un futuro diverso. In realtà il personaggio interpretato da Mimmo mi ricorda tanto anche don Giuseppe Rassello, ex parroco alla Sanità quando io ero ancora piccolo. Di lui ricordo la franchezza e la schiettezza. Ecco il prete del film è un mix perfetto di entrambi».
D’Ambrosio dopo l’esperienza del film ci ha preso gusto e non vuole proprio smettere. Intanto continua a fare il pizzaiolo nel locale che si affaccia nella centralissima piazza Sanità, «ma il mio sogno non lo abbandono. Questa esperienza mi ha dato tanto e mi ha fatto capire che devo continuare a studiare per raggiungere certi traguardi».
Alla fine anche Giuseppe, al di là del suo personaggio nel film, è rimasto in equilibrio, sospeso tra una vita in discesa, ricca di insidie, e una in salita, ma costellata di successi e soddisfazioni.