Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Eolico selvaggio in mano ai tedeschi La Procura sequestra sei impianti
Benevento, pale alte 110 metri installate con permessi ritenuti illegittimi
NAPOLI Sei pale eoliche alte circa 110 metri l’una, realizzate a poca distanza dal centro storico di Pontelandolfo, ma anche nei pressi di abitazioni o nella zona di protezione speciale della diga del fiume Tammaro. Da ieri sotto sequestro su ordine della Procura della Repubblica di Benevento, guidata dal procuratore Aldo Policastro. Sono state realizzate in base ad autorizzazioni ritenute illegittime rilasciate dalla Provincia di Benevento, in mancanze dei pareri obbligatori degli enti preposti e in aree a rischio di incidenti per gli abitanti o ad alto impatto acustico. Indagati tre legali rappresentanti delle società interessate dal provvedimento. È il primo risultato della battaglia contro l’eolico selvaggio dopo alcuni mesi di inchiesta, condotta dalla pm Assunta Tillo, in seguito alle denunce dei comitati ambientalisti locali tra i quali quello di Pontelandolfo («Stop eolio selvaggio»), di cui è animatore da anni l’avvocato Gerardo Cantore e dal «Fronte sannita di difesa della montagna». Così ieri gli uomini del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza hanno apposto i sigilli agli impianti.
Ma c’è un dettaglio eloquente: per disattivare le eliche di alcuni impianti è stato necessario attendere che venissero chiusi gli «interruttori» dalla lontana Germania. I comandi delle pale in qualche caso si attivano da remoto.
Come mai? Semplice: perché quello dell’eolico che sta assediando il Sannio, dopo aver completamente invaso il Fortore, è un business milionario gestito da multinazionali che hanno sedi legali in Germania e Gran Bretagna che si affidano ai cosiddetti «facilitatori locali». Queste ultime sono imprese del territorio che si occupano di ottenere le autorizzazioni, di procedere con gli espropri e quindi di siglare accordi con medie e grandi aziende straniere dell’energia alternativa. Sono le imprese straniere a beneficiare della fetta maggiore degli introiti dalla vendita dell’energia prodotta e immessa sulla rete elettrica. Contemporaneamente centri storici come quello di Pontelandolfo, o suggestivi paesaggi appenninici come i «Tre Cantoni» sopra Cerreto Sannita, vengono completamente devastati dalla presenza degli «aerogeneratori». E non si tratta di un problema meramente estetico ma di un vero e proprio attacco all’ambiente, all’agricoltura e alla fauna locale e pure alla salute umana. Il Gruppo psicologi sanniti ha condotto una ricerca sui malanni delle persone sottoposte al rombo incessante delle pale: è paragonabile al rumore del rullaggio di un aereo a reazione. Alterazioni dell’umore, capogiri, nausea ansia. Questi i disturbi più comuni rilevati. Mentre un’altra caratteristica del movimento delle pale lo «shadow flicker» (letteralmente ombreggiamento intermittente) può causare oltre allo stress anche attacchi epilettici. Lo studio è dei ricercatori dell’Università di Manchester e di Colchester diretti da Andrew Smedley, pubblicato su «Epilepsia».
Per fermare l’assalto eolico sui territori sanniti sono intervenuti anche Wwf e Italia Nostra, il cui presidente nazionale Oreste Rutigliano, nell’estate appena trascorsa ha depositato un esposto in Procura a Napoli, denunciando una serie di gravi irregolarità. Mentre il vicepresidente della Regione Molise, Michele Petraroia, ha protestato con la Regione Campania perché alcune autorizzazioni (poi annullate da Tar e Consiglio di Stato) sono state concesse senza il parere del Molise, regione confinante con i parchi eolici da realizzare.
La situazione più allarmante resta quella dell’altopiano dei Tre Cantoni su Cerreto Sannita, zona dal valore paesaggistico unico, uno dei pochi pascoli incontaminati che i pastori utilizzano per la transumanza. Da lì nei giorni tersi si riesce ad ammirare persino l’isola d’Ischia. È prevista la nascita di un parco eolico con 18-20 pale alte 116 metri. Mentre in località Serra del Principe, montagna di Morcone, le fondamenta degli impianti comporteranno l’abbattimento di almeno sei faggi centenari. Tra quegli alberi ve n’è uno vecchio di 120 anni. «Nel silenzio della politica si sta consumando un vero e proprio delitto — denuncia l’ambientalista Pinuccio Fappiano — siamo pronti a opporci in ogni modo a questa devastazione che lascerà solo danni nei nostri territori a vantaggio delle multinazionali. Siamo disposti, se necessario, a fare la quarta guerra punica, quella in difesa della nostra terra».