Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Io e i pomodori senza terra
Università e aziende, in Puglia l’incontro funziona: un esempio la produzione idroponica Ricerca e standard eccellenti. Il prof: «Meno chimica, meno acqua e zero inquinamento»
se usati in quantità rilevanti possono raggiungere le falde acquifere e contaminarle; nelle serre, invece, è possibile recuperare i prodotti non assorbiti dalle piante, riutilizzandoli. «Senza terra è possibile ridurre al massimo la presenza di microorganismi patogeni». Le tecniche sono utilizzabili per tutte le piante: «La Puglia è ricca di coltivazioni senza suolo, per produrre pomodori, cetrioli, zucchine, fragole e piante da fiore reciso o ornamentali».
Le qualità organolettiche? «I pomodori più saporiti arrivano dalle serre, coltivati senza terra, perché lì aumenta la sua sapidità pur in assenza di acque salmastre che stressato la pianta». Ma sono più costosi perché gli impianti di produzione necessitano di un ambiente controllato e di lavoratori di elevata professionalità: « L’azienda La Pietra coltiva pomodoro per 11 mesi all’anno, e impiega 40 unità, tutti giovani molto preparati».
Infine un dato che rivela il sorprendente risparmio di risorse idriche: «Mentre in pieno campo — conclude Santamaria — per produrre un chilo di pomodori sono necessari 100 litri di acqua in media, con la coltivazione senza suolo si riduce a venti litri per la stessa quantità». E risparmiare acqua non è poco.