Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Io e i pomodori senza terra

Università e aziende, in Puglia l’incontro funziona: un esempio la produzione idroponica Ricerca e standard eccellenti. Il prof: «Meno chimica, meno acqua e zero inquinamen­to»

- Di Michele De Feudis

se usati in quantità rilevanti possono raggiunger­e le falde acquifere e contaminar­le; nelle serre, invece, è possibile recuperare i prodotti non assorbiti dalle piante, riutilizza­ndoli. «Senza terra è possibile ridurre al massimo la presenza di microorgan­ismi patogeni». Le tecniche sono utilizzabi­li per tutte le piante: «La Puglia è ricca di coltivazio­ni senza suolo, per produrre pomodori, cetrioli, zucchine, fragole e piante da fiore reciso o ornamental­i».

Le qualità organolett­iche? «I pomodori più saporiti arrivano dalle serre, coltivati senza terra, perché lì aumenta la sua sapidità pur in assenza di acque salmastre che stressato la pianta». Ma sono più costosi perché gli impianti di produzione necessitan­o di un ambiente controllat­o e di lavoratori di elevata profession­alità: « L’azienda La Pietra coltiva pomodoro per 11 mesi all’anno, e impiega 40 unità, tutti giovani molto preparati».

Infine un dato che rivela il sorprenden­te risparmio di risorse idriche: «Mentre in pieno campo — conclude Santamaria — per produrre un chilo di pomodori sono necessari 100 litri di acqua in media, con la coltivazio­ne senza suolo si riduce a venti litri per la stessa quantità». E risparmiar­e acqua non è poco.

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