Corriere del Mezzogiorno (Campania)
De Magistris tra Gentiloni e Catalogna-libera
In poche ore Luigi de Magistris riesce a tenere tutto assieme: espone la bandiera della Catalogna sul Municipio poco dopo aver incontrato il premier Gentiloni a Palazzo Chigi per chiedergli interventi a favore delle città in predissesto. Come Napoli.
La «bandiera» sul Municipio è quella «di un popolo fratello ed amico», spiegherà il sindaco che, con Ada Colau, pima cittadina di Barcellona, da un paio d’anni condivide un dialogo politico internazionale «sull’Europa dei popoli e non delle banche». «Il desiderio e l’urgenza di sovranità dei popoli europei e del popolo catalano non possono essere repressi nella violenza — è il pensiero di de Magistris —. Tantomeno può ricevere dalle istituzioni e dalle cancellerie europee reazioni di assordante mutismo, le quali inconsapevolmente legittimano l’ingiustificata violenza contro quella che con ogni probabilità verrà ricordata come la più grande mobilitazione pacifica e partecipativa del nostro continente fin dalla nascita delle proprie istituzioni comunitarie. Napoli esprime empatia e vicinanza ad uno dei popoli più cosmopoliti ed europeisti del nostro continente. Un popolo che chiede sovranità perché cosciente che l’Europa può e deve essere costruita con i suoi popoli e non contro di essi. Ogni lingua e ogni cultura mediterranea è un arnese di pace indispensabile per la convivenza dei popoli d’Europa e del Mediterraneo».
Peccato, però, che di ritorno dall’incontro con Gentiloni, il sindaco dimenticava parole come «autonomia e sovranità», e per evitare in futuro di alzare la bandiera (stavolta bianca) molto più concretamente riferiva invece di un «tavolo» dove «si è posta in maniera forte e unitaria la necessità che il Governo operi una svolta nei confronti dei Comuni e delle Città metropolitane e, come sindaci, abbiamo indicato una serie di proposte considerate ragionevoli da parte del Governo che ha voluto istituire un tavolo di immediato confronto in vista della manovra di stabilità». In particolare, «per le città metropolitane». E «per quella di Napoli abbiamo posto il tema di rendere disponibili il maggior numero di risorse di avanzo libero». A Roma, ha detto l’ex magistrato, è stata «posta con determinazione la necessità di una norma per i Comuni in predissesto per eliminare incongruenze ed ingiustizie, ma si è anche affrontato il tema del superamento del turn over e delle risorse economiche da assegnare alle Città metropolitane».
Bene, insomma, se l’autonomia e la sovranità se la cerchino altri. Perché a Napoli, invece, servono i soldi del governo. E possibilmente tanti, vista la coperta cortissima del Comune di Napoli.