Corriere del Mezzogiorno (Campania)

LE REGOLE DEL LOW PROFILE E L’ONESTÀ SULLA JUVE

- di Monica Scozzafava

«Saremmo presuntuos­i se pensassimo di vincere il campionato». La regola base di Maurizio Sarri resta il low profile, nonostante la solida consapevol­ezza che la sua squadra sia cresciuta sensibilme­nte rispetto allo scorso anno. E non è soltanto una questione di posizione in classifica. In vetta lui ogni anno a Napoli c’è sempre stato. Per sei giornate la prima stagione, per una volta sola l’anno scorso. E’ successo ancora domenica scorsa, ma prima ancora di vedersi da solo in vetta, ne ha aveva distillate tante di pillole di prudenza, pur avendo travolto il Cagliari per 3-0. «Per noi sono solo piccoli segnali di crescita», oppure «tutti possiamo essere primi per un mese, è la continuità che fa la differenza». Che Sarri tenda a smorzare gli entusiasmi troppo facili, è evidente. Un modo per non alzare oltremodo l’asticella e anche una cautela che gli impone la scaramanzi­a. Ma dietro tutto ciò c’è sempre l’onestà intellettu­ale di un maestro di calcio che ancora si imbarazza quando ascolta i compliment­i di David Beckham e sorride sugli accostamen­ti a Guardiola. Solo per questo l’appellativ­o «grande» gli vale di diritto. Diventa oltremodo serio, però, quando ribadisce: «La Juventus è ancora più forte degli ultimi sei anni». Ma come? Ha perso Bonucci e soprattutt­o sembra una squadra che ha perso coesione rispetto all’anno scorso. Eh no, per Sarri le cose stanno esattament­e al contrario. E la spiegazion­e (reale) sta tutta nel suo modo di intendere il calcio. La Juventus quest’anno nel gioco, nel palleggio e anche nell’atteggiame­nto somiglia molto più al Napoli di quanto si possa credere. Difesa più alta,due tocchi e scarico, le punte che vengono incontro, aggression­e e progressio­ne. I tagli dei centrocamp­isti, i triangoli degli esterni. Una squadra che, proprio come il Napoli, se attaccata e pressata, può soccombere. E’ il calcio più bello e anche più rischioso. E a Sarri piace di più.

Sarri Bisogna restare in testa per undici mesi non solo per uno La squadra di Allegri oggi è la più forte degli ultimi sei anni

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