Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Zurzolo: riapro il club «cult» di Bagnoli Dall’Up Stroke all’Osteria del porco
Il sassofonista racconta il passato e il futuro dello storico locale
NAPOLI A Bagnoli in via Coroglio, riapre domani uno dei club di culto della notte napoletana, cambiando nome (ma non il luogo) da Up Stroke a Osteria del porco, grazie al sassofonista Marco Zurzolo e al batterista Vittorio Riva, due dei quattro storici fondatori del locale trent’anni fa insieme con Roberto Vano e Massimo Italiano.
Il marchio Up Stroke se l’è portato con sé quest’ultimo, lasciando il luogo delle origini e trasferendosi al posto dello Sly in via Orazio sulla collina di Posillipo.
Il vecchio locale, invece, è lì dove era negli anni ‘90 e le sue strutture sono state lasciate pressoché inalterate, dal mitico palco al centro ai tavoli sistemati su due piani.
«Sin da quando lo fondammo - racconta Marco Zurzolo il locale divenne subito un punto di riferimento per la città, per ospiti e artisti di ogni età». Il principio era proprio quello di contaminare artisti emergenti con quelli emersi, giovani in cerca di spazio e maestri con la voglia di condividere esperienze con loro. La base dell’esperienza comune era la musica, ma qui si faceva cultura a 360 gradi e chiunque venisse a Napoli in concerto in quei tempi una capatina a Coroglio la faceva sempre, per esibirsi in notturna con i colleghi sul palco o anche solo per sentir musica e rifocillarsi con la classica spaghettata delle 4 di notte.
«I frequentatori tipo erano Edoardo Bennato in versione Joe Sarnataro o i Blue Stuff di Mario Insenga, Eugenio Bennato, Pietra Montecorvino e tanti altri - racconta Zurzolo tutti invitati alla serata di domani, con Enzo Grananiello, James Senese, Tony Esposito, i nostri amici insomma. Poi c’erano delle serate speciali, dove ti capitava di vedere i Weather Report, gente come Pat Metheny o Joey Calderazzo entrare all’improvviso. Era un’emozione. C’erano tutti attorno a noi e le nostre jam session erano le più amate (e frequentate), perché davano veramente la possibilità a utti di esibirsi».
Dall’Up Stroke all’Osteria del porco cambia qualcosa? «No, l’intento è sempre quello di mettere in contatto dal vivo giovani di talento e musicisti accorsati perché “’o mestiere s’impara ‘ncopp ‘o ligname (il palco)” - continua Zurzolo con un po’ di legno e qualche prelibatezza di tipo gastronomico in più. L’idea è quella di dare spazio comunque e sempre alla musica (non si potrà mangiare durante gli spettacoli) e di accogliere tutto quel target di persone dai 40 anni in su che non vuole andare nei locali per ragazzini, ma che ha ancora tanta voglia di divertirsi e farlo a prezzi accessibili o anche solo bere un drink con buona musica di sottofondo».
Zurzolo è ormai un esperto in materia di locali. Suo il lancio della tendenza di recuperare i luoghi sacri sconsacrati per restaurarli e restituirli alla città attraverso la musica. Così ha fatto con lo Ztl (Zurzolo teatro live), nella cappella del palazzo dove abita, in pieno centro storico, dalle parti dell’Orto Botanico. Ora in quello spazio si svolgono concerti, mostre, laboratori di musica e di teatro e tante altre attività. «Una scommessa vinta. Mi è sempre piaciuto fare attività nei posti popolari come il mio quartiere e quello spazio chiuso da 15 anni per me era un delitto. Essendo la sua attività religiosa sospesa, ho chiesto il permesso ai frati oblati di portare avanti il mio progetto culturale e quando hanno visto cosa sono riuscito a fare in poco tempo con la mia socia Manuela Renno sono impazziti». Da qui a parlare del futuro dei locali di musica dal vivo, il passo è breve. I club storici a Napoli sono in difficoltà. E se l’Otto Jazz Club o il City Hall sono realtà che non esistono più e anche i piccoli «santuari live» come l’Around midnight del Vomero o i locali di via Bellini soffrono rispetto al passato, in compenso, aprono altre realtà di tipo diverso, sia a Chiaia che nel centro storico.
«Il nostro è un lavoro difficile - continua il sassofonista e il segreto è sempre quello, mettere a confronto senior e junior. Certo, è più facile mettere sul palco le coverband che attirano più ragazzi, ma la sfida è proprio quella di miscelare generi e gruppi. Poi se ci metti in mezzo pure la ristorazione, il discorso si fa ancora più difficile. C’è comunque sempre bisogno di spazi, luoghi nuovi dove creare ritmo e cultura, punti di riferimento sul territorio, per esempio come il Blue Note a Milano. Ecco questo vogliamo fare di nuovo con l’Osteria del porco, ricreare uno spazio simbolo per la città, come negli anni ’90. Ci saranno i concerti, le jam session con me e il mio socio Vittorio Riva (batterista fra gli altri di Gino Paoli), il pianista Antonio Busanca e il bassista Antonio De Luise».
Infine una dedica speciale. «La voglio fare a mio padre, ex operaio dell’Italsider. Sono emozionato e orgoglioso di riaprire il locale qui a Bagnoli, il quartiere della mia famiglia. Di ciò che potrebbe essere Bagnoli ne potremmo parlare per un mese, voglio dire soltanto che, dopo l’abbandono e le tante parole, adesso è l’ora di far qualcosa, anche un casinò a Nisida, basta che si muova qualcosa: facciamo diventare Bagnoli un’isola felice!». A benedire l’inaugurazione di domani un ospite d’eccezione, un amico che ha già diviso il palco con Marco Zurzolo: Giancarlo Giannini.
Stelle dal vivo Sul palco c’erano spesso i fratelli Bennato, i Blue Stuff di Mario Insenga e Pietra Montecorvino Guest star A benedire la «prima» di domani un ospite (e amico) speciale: Giancarlo Giannini