Corriere del Mezzogiorno (Campania)
L’attacco di Marone «Noi lasciammo 900 bus funzionanti»
L’ex vicesindaco: «Non programma e non gestisce. Conquista solo il consenso dei disoccupati»
L’ex vicesindaco della giunta Bassolino: «Lasciammo 900 bus funzionanti, oggi ce ne sono 200».
NAPOLI «Il sindaco ha il coraggio di dire che la crisi dell’Anm è colpa delle precedenti amministrazioni. Noi gli abbiamo lasciato un’azienda con oltre 900 pullman che percorrevano 36 milioni di chilometri. Lui oggi ne avrà sì e no 200 che percorrono sì e no 10 milioni di chilometri. Basta con tante falsità».
Marone, questo è il suo post su facebook, non è che siamo arrivati al «si stava meglio quando si stava peggio»?
«Al massimo al “si stava meglio”. Punto. Innanzitutto è ridicolo che dopo sei anni un sindaco parli ancora di precedenti amministrazioni. La precedente più prossima è la sua».
Vicesindaco, poi sindaco, Riccardo Marone (prima e seconda giunta Bassolino) non è che abbia particolari nostalgie. E non ha bisogno neanche di fare l’esterofilo per poter dire che «Napoli non ha più nulla della capitale che era». La sintesi del Marone-pensiero è la seguente: «De Magistris è abilissimo ad attirare l’attenzione sulle bandiere catalane o su Salvini. Prende tempo, distrae. E in assenza di interlocutori fa quello che vuole».
Lei dice: c’erano 900 bus ora ne circolano forse 200. Come fanno a scomparire 700 pullman?
«E mi sono tenuto basso. L’Anm funzionava perfettamente e i milioni di chilometri percorsi all’epoca erano più del triplo degli attuali. Cosa accade? Se non compri nuovi bus dopo vent’anni si rompono. È la stessa storia della metropolitana: in quest’ultimo decennio si è costruita la metro ma nessuno ha pensato bene di comprare i treni necessari. Oggi chiamare la meravigliosa Linea 1 metropolitana è un ossimoro considerato la frequenza delle corse».
Cattiva gestione? Questo è il punto?
«È il secondo punto. In primis non c’è un minimo di programmazione e poi sia ben chiaro se si combatte tutta la vita con il governo diventa impossibile trovare interlocutori cui chiedere finanziamenti».
I soldi. Come fa un Comune senza risorse? Che ha debiti anche con la propria partecipata?
«Come fanno tutti. Non dico di fare come noi e cioé comprare un primo blocco con finanziamento ministeriale di 300 bus e un secondo grande blocco con l’operazione dei Boc. Ma fare quello che fanno tutti i Comuni. I buchi di bilancio non riguardano gli investimenti che vengono finanziati dai ministeri o dall’Unione europea. Ma ripeto, se si passa il tempo a urlare contro il governo e la Regione si conclude ben poco. Se non magari conquistarsi il consenso dei disoccupati organizzati. Come nella vergognosa vicenda di alcuni giorni fa alla festa di Mdp».
Secondo lei i sindacati dei lavoratori hanno ragione?
«Non so se i sindacati abbiano ragione, ma è paradossale che il sindaco parli di Anm come fosse un soggetto terzo e non una partecipata del Comune al 100 per cento. Vedrete che tra poco scaricherà tutta la responsabilità sul nuovo amministratore da lui nominato e proseguirà in questo gioco in cui nessuno gli fa un minimo di opposizione vera. Non ho mai letto su un giornale una dichiarazione del segretario provinciale del Pd né tantomeno di quello regionale. L’unica forse che cerca di fare opposizione senza avere alcun appoggio dai suoi colleghi è Valente».
Lei abita al Vomero e ha studio in centro. Come ci arriva? «In motorino». Ci andrebbe con i mezzi pubblici se funzionassero?
«Il problema è sempre uguale: rendere il trasporto pubblico più appetibile di quello privato. Lo si fa in due modi: offrendo un servizio che funziona e scoraggiando il trasporto privato. Non c’è stato negli ultimi dieci anni un minimo di politica in tal senso. Oggi addirittura assistiamo all’intervista di Calabrese che parla dell’argomento come se non fosse una sua competenza. Mi fa venire in mente il famoso sketch di Totò “eh che so’ Pasquale?».
Non la stupisce il silenzio dei cittadini? Tranne che sui social non c’è una sola protesta.
«Trovo sconcertante che non ci sia un minimo di protesta da parte della classe dirigente di questa città. Questo per due ragioni: perché purtroppo non c’è classe dirigente e per l’antico male di non intervenire per ricavarsi spazi per i propri affari. L’opposizione non la devono fare solo i politici, ma un’intera classe dirigente di una città. Invece, nessuno parla, nessuno dice niente e tutti vivono in silenzio il disagio complessivo di Napoli che sempre più perde le caratteristiche di capitale».